Monte Tondo, la proprietaria Saint Gobain chiede la proroga delle estrazioni fino al 2028 oppure un’ampliamento dell’area. No dalle associazioni ambientaliste e dagli speleologi.
La giunta, riguardo a Monte Tondo (Polo Unico regionale del gesso), in provincia di Ravenna, dica se sia favorevole alla richiesta di Saint Gobain (proprietaria dell’area), di prorogare l’attività estrattiva fino al 2028 nell’attuale area definita dal PIAE vigente oppure di ampliare l’attuale area per l’estrazione di ulteriori 2.400.000 metri cubi di gesso.
E’ la richiesta di Silvia Zamboni, capogruppo di Europa Verde, in un’interrogazione nella quale vuole sapere se la Regione “”ritenga le succitate richieste avanzate da Saint Gobain compatibili con le norme di tutela vigenti o, al contrario, se ritenga che l’eventuale autorizzazione ad estendere l’area di estrazione del gesso oltre l’attuale confine del PIAE danneggerebbe ulteriormente gli habitat naturali coinvolti e ne comprometterebbe la candidatura a Patrimonio dell’UNESCO”. Infine, la consigliera chiede se la giunta “non ritenga opportuno sollecitare l’approvazione del nuovo PIAE, chiedendo che esso tenga conto delle raccomandazioni contenute nello studio commissionato dalla Regione nel 2021”.
Nel gennaio 2018, ricorda Zamboni, la Commissione italiana dell’Unesco ha inserito, nella lista propositiva italiana dei siti naturalistici per il Patrimonio Mondiale, il sito “Grotte e carsismo evaporitico dell’Emilia-Romagna”. Nel 2021, l’assessora Irene Priolo, rispondendo a un’interrogazione di Zamboni, ha affermato che “se il Bene riceverà il riconoscimento UNESCO, si potranno delineare strategie di migliore salvaguardia del sito naturalistico, che potrebbero anche consentire l’attivazione di nuove professionalità e la conversione parziale del sito ai fini della creazione di nuovi spazi dedicati alla valorizzazione del patrimonio culturale, al restauro naturalistico e all’allestimento di aree museali”.
Saint Gobain ha chiesto alla Regione la proroga all’attività fino al 2028 nell’attuale area definita dal Piae (Piano Infraregionale delle Attività Estrattive). La Federazione degli speleologi ha detto che “non è possibile autorizzare alcun ampliamento dell’attuale area estrattiva”. Lo studio ipotizza che lo scenario auspicabile è quello “di contenere l’area di estrazione del gesso entro i confini del vigente PIAE”. Anche il CAI-Club Alpino Italiano è d’accordo con gli speleologi, mentre il Wwe Ravenna “esprime sconcerto per la mancata redazione del Piano Territoriale del Parco della Vena del Gesso Romagnola a ben 17 anni dalla sua costituzione”.