Manifestazione di Essere Animali davanti all’allevamento di visoni a San Marco, nel comune di Ravenna, uno degli ultimi 9 allevamenti di animali da pelliccia ancora attivi in Italia. L’organizzazione chiede l’introduzione di un divieto di produzione di pellicce su tutto il territorio nazionale, obiettivo della campagna Visoni Liberi.
Dopo aver lanciato nei giorni scorsi una mobilitazione social diretta al Presidente del Consiglio Conte e ai ministri del Governo, l’organizzazione ha scritto alle Regioni e ai Comuni interessati dalla presenza di allevamenti di visoni per chiedere di emanare ordinanze locali per sospendere l’attività di queste strutture, a causa di gravi motivi attinenti alla tutela della salute pubblica.
“Il passaggio del coronavirus mutato dai visoni agli esseri umani, documentato in Danimarca, e i casi di visoni infetti rilevati, oltre che in Italia nell’allevamento a Capralba (CR), anche in allevamenti in Olanda, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Grecia devono spingere le istituzioni ad adottare interventi urgenti” hanno più volte dichiarato gli attivisti di Essere Animali.
“A fine anno gli allevatori uccidono i visoni soffocandoli con il gas, allo scopo di vendere la loro pelliccia e nei mesi successivi organizzano gli accoppiamenti, così da iniziare il nuovo ciclo di allevamento”, commenta Simone Montuschi, presidente di Essere Animali. “È importante che il Governo impedisca le riproduzioni di animali, non devono nascere nuovi visoni destinati a vivere rinchiusi in gabbia e ad essere loro malgrado un pericolo per la nostra salute. Chiediamo il coinvolgimento anche di Regioni e Comuni per mettere per sempre la parola fine a questa forma di allevamento crudele, anacronistica e rischiosa per la nostra comunità. Nei giorni scorsi l’Assessore alle Politiche per la Salute dell’Emilia-Romagna, Raffaele Donini, ha espresso il proprio consenso circa la necessità di chiudere queste strutture. Le Regioni possono farlo per esigenze di tutela della salute pubblica, è necessario quindi passare dalle parole ai fatti.”
Secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero, in Italia sono ancora attivi 9 allevamenti per un totale di circa 65.000 visoni.
“Attraverso diverse indagini realizzate anche con l’utilizzo di un infiltrato e con il posizionamento di telecamere nascoste, Essere Animali ha più volte monitorato gli allevamenti italiani di visoni. Le immagini, oltre a mostrare la presenza di cadaveri nelle gabbie e di animali feriti o con comportamenti stereotipati, documentano condizioni di allevamento che facilitano la diffusione del virus in caso di infezione, con gli animali rinchiusi in gabbie disposte une accanto alle altre, per cui è inevitabile il contatto e lo scambio di fluidi corporei tra animali”.
Solo nell’allevamento a San Marco di Ravenna vi sono circa 1000 visoni, nonostante sia una delle strutture più piccole d’Italia. Durante la manifestazione, gli attivisti e le attiviste dell’organizzazione si sono tenuti a distanza dalle gabbie in cui sono rinchiusi gli animali, le cui condizioni sono state monitorate nei giorni scorsi dai carabinieri del Nas e dai servizi veterinari dell’Azienda Usl Romagna, i quali non hanno riscontrato sintomi clinici riferibili a infezione da Sars-Cov-2.
“A contagiare inizialmente gli animali i sono i lavoratori malati, ma in Olanda e Danimarca sono stati già documentati oltre 250 casi di salto di specie inverso dal visone all’essere umano, e casi in cui gli animali hanno trasmesso una mutazione del coronavirus che potrebbe ostacolare gli sforzi per la ricerca di un vaccino.
Ad oggi gli allevamenti di animali da pelliccia sono già vietati o normati così rigidamente da non essere di fatto realizzabili in 15 Stati europei. Dopo i casi di coronavirus, l’Olanda ha anticipato al 2021 il divieto che sarebbe entrato in vigore nel 2024, la Francia ha vietato gli allevamenti di visoni mentre in altri Paesi, tra cui la Polonia, terzo produttore mondiale di pellicce, si discutono proposte di legge simili”.