Giornata intensa e ricca di emozioni quella di giovedì 17 marzo scorso per il Rotary Club di Faenza che ha promosso, come già da alcuni anni a questa parte, occasioni di formazione e dibattito sui temi dei disagi giovanili che nascono da stili di vita sbagliati, atti di violenza fisica e psicologia, discriminazioni di genere e stato. Protagonista dei diversi incontri è stato Luca Pagliari, noto “storyteller” marchigiano che con i suoi racconti, docufilm e testi da tempo realizza importanti campagne nazionali di sensibilizzazione e formazione sulle tematiche del disagio giovanile, degli stili di vita, dell’etica e della legalità.
Nel corso della mattinata, presso l’Aula Magna dell’Istituto Oriani, oltre 600 ragazzi appartenenti alle seconde classi degli istituti superiori faentini, alla presenza del Presidente del Rotary Club Faenza Andrea Rava, del Sindaco di Faenza Massimo Isola, dell’ Assessora alla Scuola, Formazione e Sport del Comune di Faenza Martina Laghi, e grazie anche all’impegno di Maria Luisa Martinez, socia del club faentino, hanno ascoltato da Luca Pagliari, con linguaggi ovviamente appropriati all’età del pubblico presente, i fatti relativi ad episodi negativi di bullismo e cyberbullismo, una forma di prepotenza virtuale attuata attraverso l’uso delle tecnologie digitali. reiteratamente subiti da adolescenti femmine, sempre più spesso vittime di comportamenti maschilisti già in giovane età.
Il bullismo è una forma di prevaricazione e di oppressione ripetuta nel tempo, perpetrata da una persona o da un gruppo di persone nei confronti di un’altra percepita come più debole, soprattutto quando di sesso femminile, caratterialmente più debole o già in difficoltà per altri motivi.
Il dibattito ha generato negli studenti un mix di emozioni, reazioni, talora incredulità e perplessità, tipiche della loro età. E’ stato comunque appreso e condiviso il messaggio che sono le famiglie, gli amici veri, la scuola, ma anche la vita sana di gruppo, ad aiutarti nei momenti difficili in cui qualcuno prova a crearti disagio e a spingerti all’isolamento, fino all’estremo dell’autolesionismo.
Nel pomeriggio, il tema, tanto scottante, quanto attuale, della violenza sulle donne, è proseguito con un incontro-dibattito presso Faventia Sales centrato su un racconto che lascia poco spazio all’interpretazione: “Schiava a 16 anni. Il decalogo dell’inferno, i dettagli nella cronaca”. L’intervento introduttivo di Massimo Isola, Sindaco di Faenza, ha voluto sottolineare da un lato l’importanza di promuovere dibattiti sul tema della violenza al femminile, tragicamente all’ordine dell’giorno, per stroncare ogni tentativo di omertà e complicità in eventi di questo tipo, e, dall’altro, all’importanza di poter contare nel territorio, oltre all’immancabile lavoro delle forze dell’ordine, su associazioni che aiutano persone in difficoltà, nello specifico donne che devono abbandonare la famiglia, il lavoro, i figli e che non sanno come affrontare il domani.
Prendendo la parola, Luca Pagliari, con tono asciutto, giornalistico, spesso richiamandosi alla cronaca giudiziaria, ha raccontato un dramma che è anche un fatto di cronaca legato ad una serie di violenze perpetrate su un’adolescente. Ha ripercorso la vicenda di una sedicenne caduta nella rete di un mostro: il plagio, le violenze, l’isolamento, l’imposizione di regole terribili, la paura, ma anche la forza di una madre che è riuscita con intelligenza, e soprattutto grazie all’amore, a sottrarre la figlia al suo carceriere. Il processo di primo grado si è concluso con una condanna a nove anni per violenza sessuale.
Quella della protagonista non è solo la sfida alle devianze mentali dell’aguzzino, ma anche la sfida ai luoghi comuni, ai pregiudizi e a quella impalpabile forma di razzismo che spesso accompagna storie del genere. La vicenda resta comunque principalmente legata alla coraggiosa scelta della ragazza di rivolgersi alla magistratura e consentire la divulgazione della sua brutta esperienza affinché possa essere di aiuto ad altre donne che non trovano la forza di condividere il proprio dolore.
Al termine della sua narrazione, Luca Pagliari, svestendo i panni dello “storyteller”, ha assunto quelli di conduttore coinvolgendo in un lungo dibattito alcuni testimoni diretti che, con ruoli diversi, hanno quotidianamente a che fare col tema della violenza sulle donne. Daniele Barberini, Procuratore della Repubblica di Ravenna, ha confermato la tragicità dell’incremento del numero di violenze ordinarie, di episodi che non occupano le prime pagine dei giornali, ma che nascondono drammi profondi e inquietanti. Altrettanto amaro dover cercare di gestire tanti episodi in carenza di uomini e mezzi, dovendo scegliere quelli che, da un esame preliminare, sembrano più gravi e rischiosi. Grave anche la lentezza con cui la pena diventa certa per chi commette reati provati di violenza. Servirebbe invece una vera e propria “task force” di esperti specializzati, meglio se donne, che indagano sulla violenza di genere, non solo per allargare le indagini e aumentare i casi presi in esame, ma soprattutto per favorirne l’emersione in un mondo che è ancora enormemente omertoso e maschilista o, ancor meglio, attuare una capillare attività di prevenzione.
E’ stata poi la volta di Irene D’Elia, psicologa e psicoterapeuta che opera tra Ravenna e Cesenatico, che è stata chiamata ad esprimersi sugli aspetti psicologici, legali e culturali che stanno al centro del problema; tantissimi i casi che si devono affrontare e che oggi coinvolgono tutte le fasce d’età, senza particolare distinzione tra classi sociali, etnie o religioni come apparentemente potrebbe sembrare. L’aiuto psicologico, la psicoterapia per alleviare in modo stabile le diverse forme di sofferenza sono certamente diventate centrali nell’affrontare il problema. Ma tutto rischia di diventare nullo se poi non sono disponibili strutture e servizi di accoglienza che aiutino le persone coinvolte a cambiare vita per evitare che tornino nelle mani dei loro persecutori, spesso nell’anonimato, anche questo non senza disagi psicologici quando si affronta la scelta di non avere più lo stesso nome, la stessa città, lo stesso tipo di vita.
Luca Pagliari ha infine voluto raccogliere la testimonianza di Silvia Dal Pane, operatrice volontaria dell’Associazione SOS Donna, centro antiviolenza di Faenza che si impegna su tanti fronti a favore di donne in difficoltà o maltrattate: prima accoglienza, assistenza telefonica o ad personam, colloqui preliminari per individuarne i bisogni, percorsi personalizzati per rafforzare la fiducia nelle proprie capacità, supporto verso un percorso di autonomia, consulenza legale, orientamento e accompagnamento al lavoro, reperimento di un rifugio in caso di situazioni di emergenza. Proprio quest’ultimo è uno degli aspetti organizzativi più difficili: non tutti i centri di assistenza dispongono di “case rifugio” sufficientemente decentrate e anonime, ove una donna possa essere sicura della propria incolumità. Imprescindibile il sostegno degli enti pubblici e delle associazioni come il Rotary per sostenere questi impegni e affiancare le forze dell’ordine nel loro lavoro di indagine, prevenzione e repressione.
La giornata che il Rotary Club Faenza ha voluto dedicare all’emergenza delle violenze sulle donne è stata conclusa dal Presidente Andrea Rava con la consegna degli abituali omaggi e l’impegno a portare avanti l’opera di sensibilizzazione su una tematica così grave come è stato fatto negli ultimi anni.