Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil denunciano il pericoloso stallo nella trattativa per il rinnovo del contratto della vigilanza privata. “Se la situazione non si sbloccherà – dicono i tre sindacati di categoria – andremo incontro a un disastro sociale per tantissime famiglie anche in provincia di Ravenna. Le lavoratrici e i lavoratori del settore percepiscono stipendi del tutto inadeguati, impoveriti dal vergognoso mancato rinnovo a fronte di un’inflazione sempre più alta. Servono interventi urgenti atti alla stabilizzazione del settore e a ridare tranquillità e dignità alle lavoratrici e ai lavoratori”.
Il settore della vigilanza privata e dei servizi fiduciari ha costituito un pilastro importante per la tutela della sicurezza privata e pubblica. Alla sua funzione originaria rivolta ai beni privati, nel corso del tempo si è aggiunta tutta una serie di attività sussidiarie all’operato della pubblica autorità per la sicurezza dei cittadini specialmente durante le fasi più dure del Covid.
A tale importante ruolo non corrisponde, purtroppo, il necessario riconoscimento per la professionalità e l’impegno profuso dagli addetti, il cui contratto collettivo nazionale di lavoro è scaduto da 8 anni.
La lunghissima ed estenuante trattativa è sospesa a causa di esito negativo nell’incontro del 10 gennaio scorso, nel quale le associazioni datoriali non hanno saputo dare, per l’ennesima volta nel corso di questi anni, una proposta dignitosa sul piano salariale.
La situazione del comparto è stata sottoposta lo scorso 22 febbraio al ministero del Lavoro chiedendo un intervento per una ripresa risolutiva della trattativa. I sindacati sono in attesa di una rapida risposta nella consapevolezza che ogni giorno che passa rappresenta una difficoltà in più per i lavoratori e le loro famiglie.
Inoltre, a livello territoriale, si sta procedendo ad ulteriori iniziative e mobilitazioni, oltre quelle già messe in atto nei mesi precedenti, tra cui il ricorso ad un’azione collettiva, class action, volta ad inibire l’applicazione degli articoli contrattuali riferita alle retribuzioni tabellari della sezione servizi fiduciari, perché non più conformi all’art. 36 della Costituzione, in riferimento a una retribuzione giusta e sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa, principio peraltro affermato da diverse sentenze di Tribunali e Corti d’Appello.