“La violenza verbale ha sempre caratterizzato lo stile Grillo e stavolta ha mostrato platealmente ciò che il femminismo vede da sempre: le parole che si usano sono una scelta non casuale e non neutra, riflettono il pensiero profondo che si ha” si legge nel comunicato stampa unitario della Casa delle donne (Udi, Donne in nero, Linea rosa, Fidapa).
“In quel minuto e mezzo di video Grillo è riuscito a concentrare un delirio di rabbia, protervia, violenza, mistificazioni e sessismo. E’ riuscito a riassumere brutalmente l’essenza stessa della cultura dello stupro che minimizza la responsabilità degli aggressori e colpevolizza la vittima. Vedere un uomo con il suo ruolo politico usare tutto il suo potere mediatico e arrogarsi anche il ruolo di avvocato, difensore, giudice, per gridare l’innocenza del figlio e dei suoi amici, denunciati per stupro di gruppo nel 2019 è un atto abominevole” continuano le Associazioni.
“Non una parola sul trauma della ragazza che anzi viene presunta consenziente per il fatto di avere denunciato lo stupro 8 giorni dopo. In caso di stupro la legge prevede 12 mesi per la denuncia proprio perché ci si è resi conto di quanto è difficile elaborare una violenza simile. C’è la vergogna di essere vittime, la paura di non essere creduta, la mortificazione interiore per non aver capito il rischio, aver dato fiducia alla gente sbagliata. Ogni donna ha bisogno di tempo per capire e trovare il coraggio di denunciare e di andare incontro a un molto probabile percorso di vittimizzazione secondaria sia mediatico che a volte anche nelle aule dei Tribunali” proseguono le Associazioni.
“Ancora una volta si lascia dilagare lo stereotipo che la Vera Vittima è colei che urla, che nonostante calci e pugni non riesce a fermare la violenza, che appena può corre in commissariato a sporgere denuncia e si capisce subito il trauma subito dall’aspetto e dall’espressione del viso. La realtà è ben diversa. Anni di ricerca hanno mostrato come lo stupro sia una delle esperienze più traumatiche che una persona possa subire e proprio per questo si può verificare un meccanismo di autodifesa come la rimozione; occorre tempo e aiuto per elaborare. E’ frequente anche la perdita della capacità di reagire quando si è esposti a minacce estreme. Non è raro che, oltre a perdere il controllo del corpo, la vittima perda anche quello della voce” spiega la Casa delle donne.
“Tutti quelli che accusano le vittime di violenza di non essere credibili solo perché non rispettano il luogo comune radicato nel loro immaginario, non solo continuano a costringerle a rivivere l’accaduto, sottoponendole a un altro trauma, ma alimentano il clima sociale e culturale per cui eventi simili continuano ad accadere ogni giorno. Noi della Casa delle donne siamo sconcertate nel constatare che il grado di consapevolezza diffuso sul rispetto della libertà delle donne forse è peggiore di quanto pensavamo” affermano le Associazioni.
“Si tratta anche di una limitazione democratica di libertà per le donne, costrette a valutare ogni volta il rischio dei luoghi che frequentano, delle relazioni e delle situazioni di pericolo. Vogliamo un paese dove le donne possano vivere senza paura, dove si riconosca finalmente che la libertà delle donne è la via maestra per la libertà di tutt*” conclude la Casa delle donne.