“Scorrendo le pagine del settimanale “Il Nuovo ravennate” del 2 marzo del 1979, che l’amico appassionato fotografo nonché straordinario amante della natura Enzo Pezzi ha avuto la pazienza e la coscienza di conservare e poi oggi consegnarci, si può trovare un articolato intervento sulla questione Ortazzo ed Ortazzino, in quel periodo al centro di un’accesa dibattito oltre che di una importante disputa politica, che offre l’occasione di mettere una pietra tombale sulla vicenda.
Dalla lettura dell’articolo emerge chiaramente come, al di à del merito, l’evoluzione della questione si sia sviluppata in maniera assai rapida: dopo che la giunta allora in carica nel 1976 aveva fortemente ridotto la capacità edificatoria portandola a “soli” 3.100.000 metri cubi nel corso dello stesso anno infatti l’allora “commissione per le bellezze naturali” vide divenire operante un proprio vincolo paesaggistico mentre la regione ne propose uno faunistico.
Ma la questione vide il suo epilogo nell’anno successivo: a gennaio del 1977 infatti l’immobiliare diede il via alla lottizzazione alla foce del Bevano ma l’intervento del WWF fece si che nel marzo dello stesso anno il pretore in carica (dr. Andreucci) intervenisse con una sentenza che dichiarò le zone di foce Bevano, Ortazzo ed Ortazzino inedificabili.
A memoria d’uomo (è sempre l’amico Pezzi che racconta) pare addirittura che la statale Adriatica sia rimasta sostanzialmente chiusa o comunque intransitabile per alcuni giorni per consentire di rimuovere i mezzi già sul posto per effettuare i lavori (in parte, quanto meno a livello di lottizzazione, iniziati e tuttora visibili)
Forti di questa sentenza, suffragata da pareri tecnici e varianti concesse dalla regione, a quel punto giunta, consiglio comunale (all’unanimità) pervenirono all’imposizione di vincolo.
Dalle prime informazioni assunte possiamo affermare con una certa ragionevolezza che dato l’argomento in gioco, una sentenza di un pretore, ancorché vecchia di quasi 50 anni si possa considerare in qualche maniera “passata in giudicato” e per tale motivo tutt’ora valida e totalmente efficace.
Cercheremo ovviamente di trovare un modo di venirne in possesso chiedendone copia al tribunale di Ravenna, ma data l’importanza della questione e l’impatto che la cosa potrebbe avere per mettere la parola fine a questa vicenda, abbiamo presentato in data odierna un’interrogazione al sindaco affinché si faccia parte diligente e rintracci questo documento negli archivi comunali o presso il tribunale, nella speranza che la passione di un cittadino, unita alla buona politica possa dare una risposta definitiva e mettere fine a quello che rischierebbe di diventare sarebbe davvero uno scempio inaccettabile per la nostra città.”
Nicola Grandi e Filippo Donati
Consiglieri comunali di Viva Ravenna