“Il teatrino che sta andando in onda in questi giorni in Romagna, ed in particolare a Faenza ed in Unione è avvilente, è lo è soprattutto in considerazione del fatto che si sta giocando sulla pelle di territori colpiti da una tragedia come quella dei fatti alluvionali del 2023.
Da un lato abbiamo la Regione E.R. che, in piena campagna elettorale, si sta artatamente facendo scudo del Piano Speciale Preliminare sul Dissesto Idrogeologico per nascondere le responsabilità dell’ultimo decennio in termini di mancata prevenzione e mancata pianificazione strategica, nonché per compattare la propria maggioranza politica che regge sulle frange di un estremismo pseudo-ambientalista che può essere iscritto tra i principali corresponsabili proprio dei mancati interventi di tutela.Dall’altro abbiamo il Comune di Faenza, l’Unione della Romagna Faentina ed il Comune di Castel Bolognese, che hanno giustificato la bocciatura di due importanti e datati Accordi Operativi (Ghilana e Biancanigo) con le prescrizioni future del Piano Speciale, nonostante gli accordi avessero già raccolto tutti i pareri favorevoli previsti dalla norma vigente e fossero stati giudicati da quelle stesse Amministrazioni come di interesse pubblico”.
Stefano Bertozzi, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale a Faenza e consigliere provinciale commenta i fatti degli ultimi giorni: dalla decisione di fermare l’urbanizzazione della Ghilana e di via Biancanigo alla rabbia dei residenti di via Casale che, ad un anno dall’alluvione, vivono a fianco di brecce, lunghe decine di metri, lungo il Senio, al confine fra Faenza e Castel Bolognese.
“Questo è successo facendo però molta attenzione a non dire che il Piano (in piena evoluzione e senza prescrizioni così nette!) non è emanazione diretta della Struttura Commissariale come si sta cercando di far passare, ma è stato redatto dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po nell’ambito di un gruppo di lavoro che è sì presieduto dalla struttura di supporto al Commissario, ma di cui sono parte integrante e sostanziale – tra gli altri – la Regione Emilia Romagna e ben tre Agenzie Regionali, e specificatamente: l’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile dell’Emilia-Romagna; l’Agenzia regionale prevenzione, ambiente ed energia dell’Emilia-Romagna; l’Agenzia Territoriale dell’Emilia-Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti.
Poi si assiste alla farsa di via Casale, strettamente collegata a questa dinamica, a cui possiamo aggiungere i non interventi su ampi tratti del fiume Senio nel tratto a monte di Castel Bolognese fino a Riolo Terme. Sempre in una logica calcolata di creazione di aree alluvionabili senza indennizzi.
C’è stata una chiara volontà dell’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile dell’Emilia Romagna, spinta dalla politica, di NON intervenire in somma urgenza sull’argine destra Senio zona via Casale, tutti gli interventi richiesti alla Struttura Commissariale – e dico tutti, forse pure troppi – sono stati da questa finanziati, il cronoprogramma è stato deciso al 90% delle strutture regionali, e lasciare aperta la falla sull’argine (raccontando che non si tratta di un argine!!) è stata una scelta.
Se fosse vero, come non lo è, che si doveva aspettare il Piano Speciale per avere una visione d’insieme è altrettanto vero che si doveva intervenire in somma urgenza per l’immediata messa in sicurezza dell’abitato di via Casale. Se domani il fiume esondasse e le case venissero di nuovo allagate, chi pagherà? Questa è la domanda che dovrebbe essere rivolta al Vice Presidente Priolo quando visiterà le zone il prossimo 3 maggio.
I danni accaduti a novembre all’abitato di Riolo Terme, zona termale e zona via Rio Ferrato intersezione via Firenze, sono il frutto di mancati interventi dopo il maggio ’23, nonostante il sottoscritto avesse inviato già a settembre numerose e documentate segnalazioni sia all’Agenzia Territoriale che all’Unione dei Comuni della Romagna Faentina.
Leggere il comunicato stampa di Marco Neri, capogruppo dei 5 Stelle in Consiglio Comunale a Faenza e consigliere dell’Unione, lo stesso Neri che martedì 23 in Consiglio Comunale ha votato a favore dell’urbanizzazione Colombarina e il 24 in Unione dei comuni ha votato contro la stessa delibere, che afferma che “l’unica ideologia presente in questo periodo storico è quella neoliberale…” e che “occorre identificare ed utilizzare gli immobili esistenti per la rigenerazione urbana in attesa del piano speciale delle zone a rischio” senza dire né come né con quale denaro, è assurdo oltre che colpevole.
Si vogliono delocalizzare famiglie da zone a rischio dicendo che se resteranno lo faranno a loro rischio e pericolo, non si vogliono realizzare nuovi interventi residenziali in zone di fatto già urbanizzate nonostante un’emergenza abitativa resa ancora più evidente dai fatti alluvionali, non si interviene in urgenza per mettere in sicurezza zone come quelle di via Casale, si considerano sacrificabili le aziende agricole, si calpestano diritti acquisiti di chi fa impresa e offre lavoro e “l’unica logica è quella neoliberale”????
Le forze centriste della maggioranza Manfreda avrebbero il dovere morale di abbandonare questa deriva ideologica, lasciando il campo pentapidianstellato ai loro contorcimenti finto-ambientalisti e alle loro logiche elettoralistiche, nonché ai ricatti di associazioni pseudo ecologiste, perché con questo gesto contribuirebbero a modificare quell’atteggiamento di sudditanza politica nei confronti di una Regione che vuole ridisegnare il nostro territorio a spese di chi lo vive, certificando di fatto la propria incapacità nel proteggerlo, e contribuendo magari ad attivare veri piani di protezione e prevenzione di cui c’è davvero bisogno”.