La cava di Monte Tondo, nella Valle del Senio, fra Riolo Terme e Casola Valsenio è una cava a cielo aperto per l’estrazione del gesso, unico polo estrattivo regionale autorizzato, per concentrare l’estrazione del minerale molto utilizzato nell’edilizia industriale e pubblica, al fine di chiudere e recuperare ambientalmente le altre cave di gesso nel territorio regionale. L’attività estrattiva iniziò nel 1958 a opera di Anic e già dalla metà degli anni ‘60 all’estrazione a cielo aperto si affiancò la coltivazione in sotterraneo. È solo dalla seconda metà degli anni ‘70 che s’iniziò a parlare della lavorazione del minerale estratto direttamente a Casola Valsenio e non, come fatto fino ad allora, a Ravenna, ma solo negli anni ‘80 sorse una vera e propria industria per la lavorazione del gesso nella Valle del Senio, inizialmente osteggiata dalla popolazione locale, soprattutto dal mondo agricolo.
La cava di Monte Tondo, però, è entrata negli anni seguenti anche all’interno del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, istituito con la Legge Regionale n. 10/2005. Un territorio che, per la sua bellezza e la sua particolarità morfologica, è in predicato di diventare patrimonio mondiale dell’UNESCO. Attualmente la chiusura della cava, la cui autorizzazione è attualmente intestata alla multinazionale Saint-Gobain, è prevista per il 2032. Ci sarebbe quindi perfettamente il tempo per pensare e preparare una riconversione ecologica del sito e di tutto il mondo economico del territorio a esso collegato. Una riconversione che possa puntare sulla cultura e sul turismo sostenibile, aprendo nuovi orizzonti legati all’occupazione nel turismo culturale e naturalistico locale.
Purtroppo è giunta una richiesta da parte di Saint-Gobain per l’ampliamento delle attività estrattive. Richiesta che noi consideriamo insostenibile, visti i vincoli di tutela dell’area e le gravi conseguenze paesaggistiche e ambientali che deriverebbero dall’espansione dell’attività estrattiva. Diverse associazioni locali, come la Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna, Legambiente e il WWF hanno infatti espresso perplessità in merito a questa richiesta.
Siamo quindi in attesa degli esiti del nuovo studio commissionato dalla Regione Emilia-Romagna sulla possibilità di proseguimento dell’estrazione del gesso e chiediamo a tutti gli enti coinvolti di adoperarsi per sostenere la candidatura del Parco della Vena dei Gessi Romagnola a Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco e a lavorare sulla riconversione del sito di estrazione del gesso di Monte Tondo impedendone l’espansione.