È del febbraio scorso la notizia della decisione dell’AUSL della Romagna di ridare all’Ospedale di Lugo una propria autonomia, con un percorso che sarebbe iniziato con la nomina di un direttore sanitario e sarebbe proseguito con il ripristino della piena funzionalità della struttura.
Oggi iniziamo a vedere i primi passi di questo percorso, con l’affidamento del progetto di ampliamento del Pronto Soccorso e l’aumento dei posti letto della Terapia Intensiva, con la nomina del direttore sanitario e di primari delle unità operative di Anestesia e Rianimazione, Chirurgia, Ortopedia e Traumatologia. L’Ospedale di Lugo ritroverà finalmente la sua autonomia e il suo rilancio dopo anni di continui depotenziamenti.
Le battaglie dei Verdi, anche in anni difficili per la sanità pubblica, trovano finalmente il risultato cosi tenacemente perseguito. Questo grazie anche alla coalizione di centrosinistra per Lugo a sostegno di Davide Ranalli che ha fatto del rilancio dell’ospedale una priorità dell’attuale mandato.
In un’epoca di tagli lineari alla sanità pubblica, mentre prosperava la sanità privata accreditata con i soldi pubblici e mentre con l’AUSL unica della Romagna si perseguiva un disegno fallimentare di accentramento disfunzionale abbandonando la medicina territoriale, i Verdi raccolsero 7500 firme per difendere l’Ospedale di Lugo.
Con la conversione a U della politica sanitaria, messa radicalmente in crisi dal dilagare della pandemia, quella battaglia risulta oggi lungimirante.
Finita l’emergenza pandemica sarà necessario rivedere il gigantismo disfunzionale della Ausl Romagna, il cui modello rimane non a caso isolato in Regione, a favore di un Servizio Sanitario territoriale e domiciliare, con politiche pubbliche di cura e di prevenzione primaria delle crescenti malattie degenerative dovute a inquinamento ambientale e agli stili di vita.