La parziale trasformazione dell’Ospedale di Lugo in ospedale Covid-19 dedicato all’emergenza coronavirus SARS-CoV-2 è stata possibile grazie al mantenimento in vita dell’ospedale stesso e della terapia intensiva in particolare, lotte che abbiamo portato avanti negli ultimi 10 anni.
Nei piani dell’AUSL della Romagna, infatti, c’è stata anche la chiusura della terapia intensiva di Lugo.
Grazie anche alle pluriennali lotte dei Verdi (7.500 firme raccolte) e poi dal gradito cambio di rotta dell’Amministrazione Ranalli, la terapia intensiva è stata salvata e oggi serve non solo ai lughesi, ma a tutti coloro che stanno vivendo questa emergenza mondiale.
Purtroppo paghiamo oggi le tragiche conseguenze dei tagli dissennati alla sanità pubblica degli ultimi dieci anni.
Dal Governo Berlusconi al successivo Governo Monti. Da Letta a Renzi, da Gentiloni al primo Conte. Tutti coloro che si sono succeduti al Governo dell’Italia hanno attaccato la sanità pubblica.
Sono stati tagliati complessivamente 70 mila posti letto e ci siamo trovati con una dotazione di posti letto e, soprattutto, di posti di terapia intensiva sotto la media europea.
Una politica sciagurata, avallata dalle Regioni, che è stata affiancata da un incremento della sanità privata accreditata.
Oggi che la sanità pubblica deve sostenere sulle proprie spalle il peso della gestione sanitaria dell’emergenza ci rendiamo conto della follia di quel disegno politico e ci rendiamo conto di quanto sia stato lungimirante difendere l’ospedale cittadino.
Ora dobbiamo superare l’emergenza e questa deve essere la priorità di tutti, ma passata questa fase, occorrerà rivedere profondamente la politica sanitaria a tutti i livelli.
Oggi tutti si sono resi conto dell’importanza della sanità pubblica, ma domani questa presa di coscienza dovrà trasformarsi in atti concreti.
Ci aspettiamo per il futuro investimenti importanti per la sanità pubblica.
L’Ospedale di Lugo non solo dovrà tornare come prima dell’emergenza, come è ovvio che sia, ma dovrà essere più di prima. Dovrà tornare a essere un baluardo della salute pubblica di un territorio di centomila abitanti come quello della Romagna Estense.