È in programma venerdì 3 marzo alle ore 11.30 la cerimonia di inaugurazione della nuova targa toponomastica realizzata nel laboratorio di Annafietta e installata in via Santa Teresa a Ravenna.
All’appuntamento presenzierà, fra gli altri, Massimo Cameliani, presidente del Consiglio Comunale. Ad inaugurare la targa, oltre ad Annafietta, Antonio Bandini, già Console Generale a New York e Ambasciatore ad Asmara (Eritrea), Oslo (Norvegia) e Reykjavík (Islanda), proprietario dell’abitazione sulla quale verrà posto il manufatto e finanziatore dell’opera.
La targa e la sua installazione vengono offerti alla città dalla famiglia Bandini in ricordo degli anni vissuti nella capitale eritrea con un’opera che resti immutata nel tempo. La targa è infatti ispirata alla facciata del famoso Cinema Impero di Asmara, esempio dello stile razionalista con il quale nel periodo coloniale italiano fu costruita gran parte della capitale africana, i cui stilemi sono stati valorizzati nel recente restauro dell’edificio sottostante, anch’esso battezzato “Villa Asmara”.
Una sorta di riconoscimento per la lunga carriera di Antonio Bandini, romagnolo nato a Lugo nel 1948 che ha iniziato la sua carriera diplomatica nel 1974 raccogliendo esperienze e incarichi prestigiosi fino al 2013. Nel corso della sua attività Bandini è stato, fra l’altro, primo segretario a Beirut, consigliere alla Rappresentanza permanente d’Italia all’Ocse a Parigi, vice direttore generale per i paesi dell’Africa Sub-sahariana, Ambasciatore ad Asmara, Console Generale a New York, Ambasciatore ad Oslo e Reykjavík, infine Vice Presidente del Comitato Interministeriale per i Diritti Umani.
Con questa targa, sale a 107 il numero complessivo delle opere toponomastiche installate nel centro della città romagnola ad opera di Annafietta. Anche la targa di Via Santa Teresa, come tutte quelle che l’hanno preceduta, è composta da una parte centrale in ceramica realizzata dal torniante faentino Ilirio Garavini e da lati in mosaico assemblati con la tecnica paleocristiana e bizantina del “metodo diretto”, con tessere di pasta vitrea, tagliate una ad una, allettate su malta cementizia e fughe libere in sottosquadro per consentire il tipico gioco di luci e riflessi.