La scuola è al centro del dibattito politico generale. Il nodo principale è l’imminente riapertura. Risulta evidente come ci sia da più parti il chiaro obiettivo di spingere alla non riapertura e ritornare alla didattica a distanza. Chi vuole questo non ritorno a scuola?
In primis, il ministero e l’intero mondo politico: in sei mesi, non sono stati in grado di lavorare per il potenziamento delle strutture scolastiche, l’ampliamento degli organici del personale docente e ATA, la riorganizzazione complessiva del sistema scuola. Gli organici sono rimasti al palo, le immissioni in ruolo bloccate da un concorso che partirà (forse) a Novembre e che potrà terminare solo a fine agosto 2021. Le scuole non hanno visto nessun intervento serio di riammodernamento e ristrutturazione, non è avvenuto nessun reperimento di nuovi spazi per garantire la didattica a livello nazionale. Possiamo dire che il ministro, in sei mesi, ha esercitato la sua funzione solo scrivendo sui social e sedendosi su banchetti mobili nelle TV.
In questa spinta alla non riapertura, il ministero non è solo. Serpeggiano tutta una serie di interessi sindacali ed economici. Le corporation informatiche, vedendo nella DaD una prospettiva di notevole incremento di profitto, si sono lanciate in una concorrrenza spietata per conquistarsi questa nuova fetta di mercato. Non sono da meno i dirigenti scolastici, sempre pronti a rivendicare il loro nuovo ruolo “dirigenziale”, ma incapaci in questi sei mesi di fare davvero i dirigenti scolastici, organizzando al meglio gli spazi delle loro scuole. Sì è trattato di una incapacità soprattutto progettuale. Cosa dire poi di CGIL CISL e UIL, “guerriglieri da billionaire” pronti a firmare scandalosi protocolli sulla sicurezza, in cui nulla si dice su spazi e organici, biecamente interessati a normare la Didattica a distanza e calmieriare con lo smart working tutti i conflitti nelle scuole, agevolando il loro sindacato da conflitto e poltrona. La scuola deve e può riaprire in sicurezza, utilizzando protocolli seri che garantiscano lavoratori e studenti, approvando immediatamente un decreto d’urgenza che immetta in ruolo attraverso un concorso per titoli e servizi i 70000 precari, investendo sulle strutture per garantire il diritto all’istruzione degli studenti e la sicurezza di tutti i soggetti che vivono quotidianamente la scuola.
Per tutte queste ragioni, il 2 settembre saremo in piazza a Roma al fianco dei comitati dei precari. La nostra lotta non si fermerà qui! Proseguiremo con una serie di mobilitazioni che culmineranno con lo sciopero del 24 e 25 settembre!