L’ordinanza regionale per la provincia di Rimini, che limita le attività economiche a quelle essenziali, dimostra l’irresponsabile carenza delle misure fino ad ora adottate dal Governo e dalla Regione Emilia-Romagna. Prima che la situazione peggiori ulteriormente è necessario estendere il blocco di tutte le produzioni e dei servizi non essenziali per fermare l’epidemia e salvaguardare la vita di tutti.
La Ausl Romagna e le amministrazioni locali del riminese, nell’impossibilità di gestire un’ulteriore estensione del contagio, hanno chiesto e ottenuto l’interruzione di ogni attività economica non necessaria alle esigenze essenziali della popolazione.
Questo mentre il Governo, le Regioni del Nord, e Confindustria dall’inizio del contagio hanno cercato di scaricare solo sui comportamenti privati le responsabilità del continuo aumento del pericolo.
Si chiede di non uscire di casa ma nello stesso momento si obbligano lavoratrici e lavoratori a continuare ad andare al lavoro in attività che potrebbero benissimo fermarsi. Non basta rimanere chiusi in casa se poi ci ammassiamo sui mezzi di trasporto, nelle fabbriche, nei magazzini e nei luoghi di lavoro.
USB da subito ha chiesto a Governo e istituzioni locali di attuare il blocco totale di tutte le attività non essenziali: una suggerita dall’OMS e da tutta la comunità scientifica, dall’esperienza della gestione in Cina e in altri paesi del Covid 19.
Abbiamo chiesto che questo venisse accompagnato dalla garanzia del salario e del reddito per tutti, e di sicurezza per chi lavora per curarci e permetterci di vivere. È giunto il momento di mettere avanti la vita e il benessere di ogni persona rispetto ai profitti di pochi.
Invece le Istituzioni, padronato e sindacati CGIL CISL UIL hanno scelto di mettere davanti ragioni economiche e profitti, macchiandosi della responsabilità di migliaia di contagi e di morti che si potevano e si possono evitare.