UPI Emilia-Romagna e Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna organizzano Lunedi 21 marzo un evento online nell’ambito della “Settimana della legalità”, presentando il volume “Ritratti del coraggio. Lo Stato italiano e i suoi magistrati”, pubblicato dalla casa editrice Nuova Scienza, che racconta le storie dei 28 magistrati che hanno combattuto le mafie e il terrorismo, sacrificando le loro vite.
L’incontro, che prevede la partecipazione degli studenti degli istituti superiori Meucci di Carpi e Pascal-Comandini di Cesena, vede, tra i relatori, il magistrato, assistente di studio presso la Corte Costituzionale, Stefano Amore, curatore del libro, Emma Petitti, presidente dell’Assemblea legislativa, Giuseppe Corasaniti, docente universitario, già sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Ignazio De Francisci, già procuratore generale di Bologna ed Ambra Minervini, vicepresidente dell’associazione Vittime del dovere.
Per Gian Domenico Tomei, Presidente UPI Emilia-Romagna «eventi come questo rappresentano l’impegno concreto che UPI vuole perseguire nel promuovere azioni di legalità e nel supporto ai territori in ambito formativo, anche verso le nuove generazioni. Si tratta – prosegue Tomei – di un importante evento in collaborazione con l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, con la quale intendiamo costruire altri percorsi di educazione civica e promozione territoriale. UPI rappresenta le Province, in tutte le sue articolazioni sociali, economiche, istituzionali». Il libro non racconta solo storie di magistrati, ma anche carabinieri, poliziotti, avvocati, giornalisti, sacerdoti, professionisti che hanno lottato per ribellarsi alle mafie.
«Non c’è categoria che non abbia avuto i propri martiri, conclude Tomei. Se contiamo tutti i morti che la mafia e il terrorismo hanno fatto in Italia, dall’avvento della Repubblica ai tempi nostri, scopriamo che sono molte migliaia. I giovani, pur conoscendo le vicende di Falcone e Borsellino, spesso ignorano i nomi di molti altri magistrati uccisi e non conoscono il numero complessivo delle vittime della criminalità organizzata».