“Il calo di 200 immatricolazioni nel Campus Universitario di Ravenna dopo due anni di crescita con punte da record del 25% (l’Anno Accademico in corso mantiene 1126 matricole, su un totale di oltre 4100 iscritti) non mette in discussione la qualità degli studi nè lo sviluppo ulteriore dell’Ateneo, semmai accentua l’urgenza di nuovi servizi per chi sceglie i nostri corsi, le opportunità di lavoro che si creano, i posti letto ancora più necessari nel dopo pandemia” afferma il repubblicano Giannantonio Mingozzi. “E’ quasi fisiologico, dopo i recenti record di iscritti, dover assorbire un calo che che si deve al ritorno in presenza alle lezioni ed ai laboratori e biblioteche aperti per la ricerca e lo studio; ma occorre altresì aggiungere che Ravenna vanta ancora un credito di investimenti da Stato, Regione e Ateneo perchè tutte le sedi oggi universitarie sono il frutto di impegni di Comune, Provincia, Fondazione Flaminia, Gruppo Cassa, Confindustria, Camera di Commercio e associazioni di impresa per citarne alcuni, che hanno offerto immobili di straordinario prestigio e relativi costi di ristrutturazione, per non gravare su Bologna e consentire sedi in centro città vicine e moderne” continua Mingozzi; ci aspettiamo ora che, dopo trent’anni di risorse ravennati, nuove sedi e servizi già in fase realizzativa (come Scienze Ambientali, lo Studentato, mensa e nuovi appartamenti) possano avvalersi di investimenti statali, regionali ed universitari come è avvenuto a Cesena, Forlì e Rimini che registrano stanziamenti di gran lunga superiori”. “Ed anche le famiglie ravennati, vista la contingenza e gli appartamenti e posti letto disponibili inducano l’offerta privata ad essere accogliente e consapevole dell’importanza anche economica che oggi assume l’Università a Ravenna, conclude l’esponente dell’Edera: fonte di crescita, di consumi e di opportunità lavorative grazie all’aggiornamento ed alla competenza dei tanti laureati che scelgono la nostra città”.
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