Riceviamo è pubblichiamo una lettera di una lettrice relativa ad un’aggressione avvenuta presso il locale Pineta di Milano Marittima.
“Vi scrivo per segnalarvi quanto accaduto sabato 3 novembre presso la Discoteca Pineta di Milano Marittima, nella certezza che quanto successo non sia, sfortunatamente, un “privilegio” riservato a me e alle mie cugine. A quanto pare, quando si parla di violenza sulle donne, spesso si tralascia la possibilità che tale violenza possa arrivare da altre donne e che il silenzio, l’indifferenza e l’immobilismo del contesto porti a sottovalutare, giustificare e alimentare certi episodi.
E così accade che a tre giovani donne, desiderose di trascorrere una serata piacevole e divertente senza necessariamente ricorrere a droghe o eccessi di alcool (e dunque a quanto pare fuori contesto visto il presumibile stato dei presenti), viene preclusa questa possibilità.
Eviterò di essere in questa circostanza troppo dettagliata; mi limiterò ad evidenziare invece quello che ritengo sia stato l’elemento più triste e grave della vicenda: la completa noncuranza e indifferenza (nel caso specifico tutta maschile) di chi per professione avrebbe dovuto tutelare la SICUREZZA del posto, ignorando più volte le numerose richieste di intervento .
Questo in sintesi quanto accaduto: dopo appena 15 minuti dall’ingresso del rinomato ed “esclusivo” Pineta, una ragazza inizia a fissarci da lontano e decide ad un certo punto di avvicinarsi, con il suo cocktail versato in un bicchiere di vetro, iniziando un “dialogo” piuttosto ravvicinato con mia cugina; il dialogo è divenuto sempre più prepotente e alterato (alternando italiano e spagnolo) arrivando a stringere fianchi, polsi e toccando il viso “simulando” carezze… cerchiamo dunque di comprendere meglio la situazione chiedendole cosa le stesse dicendo e a quanto pare la ragazza, credeva che mia cugina fosse in realtà un’altra persona (pare la ex del suo attuale compagno). Il tentativo di spiegarle l’equivoco è stato vano. Solo a quel punto si avvicina finalmente un dipendente del posto il quale, nonostante gli fosse stato spiegato l’accaduto, si allontana sebbene la nostra richiesta fosse stata di restare li e provvedere ad allontanare la ragazza (che per inciso conosceva in modo evidente). Finalmente la ragazza decide di allontanarsi e dirigersi nuovamente al bancone del bar dove le viene OFFERTO un ulteriore cocktail (pochi dubbi sul fatto che la lucidità della persona in questione fosse evidentemente già alterata). A quel punto ricomincia a fissare, parla da lontano minacciando con gesti per nulla equivoci e si riavvicina ricominciando ad aggredirci verbalmente e non solo. La cosa si ripete per almeno 2 volte, nonostante le nostre ribadite richieste di intervento e allontanamento sino ad allora ignorate, finché nel tentativo di separarla da mia cugina, mi mette le mani al collo arrivando a strapparmi una collana.
A quel punto, decisamente più innervosite dalla situazione, abbiamo preteso dalla sicurezza l’uscita della ragazza dal locale pronte eventualmente a chiamare i carabinieri per un intervento immediato. Dopo varie esitazioni e confronti tra di loro hanno finalmente deciso di allontanarla accompagnandola fuori dal locale.
Il tutto si è comunque concluso con l’intervento delle forze dell’ordine, perché a quanto pare la ragazza ha continuato con discussioni animate anche fuori dal locale ed è stato richiesto il loro intervento. Abbiamo a quel punto finalmente deciso di lasciare quel posto (scelta che avremmo senza dubbio dovuto fare immediatamente) approfittando anche della presenza dei militari ed evitando un nuovo possibile incontro con la ragazza che, per intenderci, ritengo solo in parte causa di quanto accaduto mentre attribuisco una maggiore responsabilità alla gestione della sicurezza del posto e al disinteresse totale dimostrato in modo ripetuto. Chi resta indifferente dinanzi a certi episodi è complice di violenza e tale responsabilità è ancora più grande se il ruolo delle persone chiamate ad agire, peraltro su richiesta reiterata, impone rigore e intervento immediato. Margherita De Punzio”