Ora bisogna trovare una soluzione per evitare le migliaia di pecore e capre sbranate, mucche sgozzate e asinelli uccisi lungo tutta la penisola dove la presenza del lupo si è moltiplicata negli ultimi anni. Con il ripetersi di stragi negli allevamenti che hanno costretto alla chiusura delle attività e all’abbandono della montagna. È quanto afferma Coldiretti in riferimento alla notizia che la Commissione Europea ha aperto una consultazione pubblica per decidere di modificare o “rendere più flessibile”, lo status di specie protetta del lupo, la cui concentrazione in alcune regioni europee “è diventata un pericolo reale per il bestiame e potenzialmente anche per l’uomo” con “l’invito, per le autorità locali e nazionali, ad agire laddove necessario”.

In Italia si è registrato un forte aumento da nord a sud della popolazione di lupi, stimata dall’Ispra nell’ambito del progetto Life WolfAlps EU intorno ai 3.300 esemplari, 950 nelle regioni alpine e quasi 2.400 lungo il resto della penisola mentre il numero di pecore è diminuito di circa il 10% negli ultimi cinque anni secondo l’analisi Coldiretti.

“I numeri sembrano confermare che il lupo, ormai, non è più in pericolo e – sottolinea Nicola Bertinelli, presidente di Coldiretti Emilia Romagna – il rischio vero oggi è piuttosto la scomparsa della presenza dell’uomo delle montagne e delle aree interne per l’abbandono di migliaia di famiglie ma anche di tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre e pecore”.

“Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli – conclude Marco Allaria Olivieri, direttore di Coldiretti Emilia Romagna – le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città”.