L’apertura della Commissione Ue alla proposta avanzata dalla Germania di introdurre l’indicazione dell’origine su tutti gli alimenti in commercio riconosce il ruolo storico dell’Italia di apripista nelle politiche di garanzia verso il consumatore dopo la recente mobilitazione al Brennero della Coldiretti per la raccolta di un milione di firme per assicurare una piena trasparenza sul cibo. Ad affermarlo è la Coldiretti in riferimento agli esiti del Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura e della Pesca dell’Unione Europea. La delegazione tedesca, appoggiata da Francia, Portogallo, Estonia e Finlandia, alle quali si sono poi aggiunti altri Paesi tra cui la Spagna, ha presentato un documento per l’introduzione dell’etichetta d’origine obbligatoria sui prodotti alimentari venduti su tutto il territorio dell’Unione, sul quale la Commissione si è detta disposta a lavorare, anche se la questione sarà più probabilmente portata avanti dal prossimo esecutivo.
Un cambio di rotta importante anche rispetto all’attacco arrivato dalla Corte dei Conti Ue nell’Audit concluso lo scorso dicembre in merito ai decreti italiani sull’etichettatura d’origine per pasta, riso, derivati del pomodoro, latte e formaggi, salumi, considerate ostacoli al libero commercio nonostante l’elevato e legittimo interesse dei consumatori a conoscere l’origine della materia prima di quanto mette nel piatto.
Grazie all’esempio dell’Italia ci sono dunque le condizioni oggi per affermare una nuova stagione delle politiche alimentari nella Ue, che guardino alla trasparenza e alla naturalità dei prodotti, rispetto ai troppi inganni permessi in passato e anche contro i tentativi delle multinazionali di indirizzarle verso i propri interessi. In tale ottica è importante l’annunciata marcia indietro del Portogallo rispetto all’applicazione del sistema di etichettatura a semaforo Nutriscore.
Una battaglia storica della Coldiretti. L’etichettatura di origine obbligatoria dei cibi è una battaglia storica della Coldiretti ed è stata introdotta per la prima volta in tutti i Paesi dell’Unione Europea nel 2002 dopo l’emergenza mucca pazza nella carne bovina per garantire la trasparenza con la rintracciabilità e ripristinare un clima di fiducia. Da allora molti progressi sono stati fatti, con l’indicazione della provenienza che è stata estesa a circa i quattro quindi della spesa, anche se resta anonima l’origine dei legumi in scatola, della frutta nella marmellata o nei succhi, del grano impiegato nel pane, biscotti o grissini senza dimenticare la carne o il pesce venduti nei ristoranti.
Ma a pesare c’è anche il fenomeno del fake in Italy, i prodotti stranieri spacciati per tricolori grazie alla norma del codice doganale che consente l’italianizzazione grazie a trasformazioni anche minime. Un inganno contro il quale Coldiretti ha portato al valico del Brennero oltre diecimila agricoltori lanciando una grande mobilitazione per la raccolta di un milione di firme. L’obiettivo è cambiare il codice doganale e introdurre l’etichetta d’origine obbligatoria su tutti i cibi in commercio nella Ue.