La crisi tra Mosca e Kiev fa tremare anche il mondo dell’agrifood emiliano-romagnolo.
“Dal 2014 l’embargo russo, scelto come risposta alle sanzioni adottate contro Mosca da Bruxelles per la questione ucraina, penalizza duramente l’export dei nostri prodotti agricoli e alimentari di punta quali frutta, salumi e formaggi”, osserva Confagricoltura Emilia Romagna.
Secondo l’elaborazione del centro studi dell’organizzazione agricola l’Emilia-Romagna è la seconda regione italiana più danneggiata dal divieto di importazione stabilito dalla Federazione Russa: solo nel 2020 sono andati persi 46 milioni di euro di export agroalimentare rispetto al 2013 (pre-embargo).
Gravi, spiega Confagricoltura, sono state le conseguenze economiche per tutto il Paese, poiché, nel periodo 2009- 2013, il valore delle esportazioni di prodotti agricoli e alimentari verso la Russia era in rapida ascesa (+111%), passando dai 333 milioni di euro del 2009 (pari al 1,4% dell’export nazionale complessivo di settore) a 705 milioni di euro del 2013 (pari al 2,1%). Nel periodo successivo, vigente l’embargo, il valore delle esportazioni di prodotti agricoli e alimentari verso la Russia, si è ridotto fino a 381 milioni di euro (2015) per poi tornare a crescere fino a 549 milioni di euro (2020).
La “crisi ucraina” si ripercuote dunque sul bilancio delle aziende agricole e agroalimentari. “L’embargo russo doveva inizialmente durare un anno invece è tuttora vigente. Ora la riacutizzazione delle tensioni fa temere ripercussioni ancora più pesanti e il possibile allungamento della lista dei prodotti messi al bando fino ad includere, ad esempio, anche il vino e la pasta – conclude Confagricoltura Emilia Romagna – l’auspicio è la soluzione diplomatica alla crisi per garantire una stabilità duratura in Europa e nel mondo”. (ANSA)