«Il resoconto che l’ufficio stampa del nostro Comune ha appena somministrato all’informazione pubblica sul turismo ravennate dello scorso anno, raccontato dall’assessore Costantini, è stato festoso perché “chiude il 2024 in positivo […] registrando un +1% sia negli arrivi che nelle presenze e senza sostanziali differenze tra lidi e città d’arte”. Nessun confronto con l’Italia intera, dove Ravenna è tra le città che possiedono il maggiore e più variegato patrimonio turistico: storico- artistico-culturale, naturalistico, balneare, ecc. E si capisce perché. I dati nazionali sulle presenze turistiche del 2024, elaborati dal Centro Studi Turistici di Firenze per Assoturismo Confesercenti, mostrano infatti un aumento del 2, 5%, cioè superiore due volte e mezzo a quello di Ravenna, che è stato dunque, di fatto, una mezza scivolata» analizza il capogruppo in consiglio comunale di Lista per Ravenna.
«Il totale delle presenze, che in Italia è stato di 458,5 milioni, mentre per Ravenna di 2,9 milioni, cioè appena lo 0,6%, mostra inoltre l’abisso che distanzia tuttora dal resto del Paese la nostra capacità di fare turismo, nonostante Costantini reciti che “i dati del 2024 confermano il grande appeal della nostra città”».
Per Ancisi il 2024 a Ravenna è stato un “tonfo” per quanto riguarda i turisti italiani: «-1,14% di arrivi e 1,39% delle presenze». Il consigliere di opposizione contesta anche l’analisi sul turismo straniero, salutata con entusiasmo invece dall’assessore Costantini. Secondo il Comune, cita Ancisi: «“La crescita del turismo straniero” sarebbe “frutto anche delle politiche messe in atto in questi anni”: e cioè “l’home port crocieristico”, “le operazioni di comunicazione portate avanti con APT Emilia-Romagna e Visit Romagna”, “gli investimenti di marketing fatti insieme al raggruppamento dei campeggi” e non si sa quali “eventi sportivi”, tranne “il Dragonboat”. Peccato che l’aumento degli stranieri sia stato un fenomeno nazionale di pari entità, che però significa poco a Ravenna in assoluto, perché il turismo italiano è di gran lunga prevalente dalle nostre parti, mentre in Italia è addirittura inferiore».