Tra i punti principali del discorso sulla fiducia da parte del premier Conte è emersa la volontà di un blocco definitivo per le concessioni alle nuove trivellazioni.
“Si tratta di una scelta positiva e (se le promesse verranno mantenute) il territorio dell’Emilia Romagna ed il comparto ravennate dell’off-shore, saranno tra le aree nazionali ad esserne maggiormente interessate” commenta Legambiente Emilia Romagna, ribadendo la necessità di un forte Piano di Transizione Energetica, che affianchi “una visione complessiva per il futuro al doveroso stop alle estrazioni”.
“Ormai i tempi sono maturi e l’Emergenza Climatica ci impone di prendere provvedimenti urgenti. Pertanto, bene riconoscere il settore dell’Oil and Gas come un settore nemico del clima, ma è necessario pensare seriamente al futuro con un piano concreto che ci renda meno dipendenti dal fossile di importazione, con interventi sulle rinnovabili ed il risparmio energetico”- commenta l’associazione.
“Solo con un percorso completo e maturo di transizione sarà possibile rispondere anche alle preoccupazioni del mondo del lavoro che pone il tema degli addetti nel settore delle estrazioni.”
È dunque il momento che in Emilia Romagna si abbandoni l’inutile contrapposizione che nei mesi scorsi aveva visto in campo Regione, Comune di Ravenna e forze sociali contro i provvedimenti nazionali sulle trivelle. A tale contrapposizione va invece sostituita una cooperazione per una transizione in grado di riconvertire il settore dell’Oil and Gas.
Un tema che Legambiente aveva rilanciato durante la tappa di Goletta Verde di questa estate chiamando a confrontarsi, sindacato, aziende del settore, Comune di Ravenna e forze politiche dei diversi schieramenti presentando il dossier “Oltre il fossile: energia e lavoro nell’Adriatico del Futuro”, ripartendo dalle attività di decommissioning (già avviate sul territorio ravennate) e da un piano di investimento sul rinnovabile e sul possibile sviluppo di un parco eolico in Alto Adriatico.
Considerando che in Emilia Romagna la quota di energia rinnovabile prodotta è solo nell’ordine del 10,5%, in questo quadro deve cambiare anche l’atteggiamento verso le società energetiche, in particolare come ENI: l’impresa in decenni di attività sul suolo e nelle acque della regione ha totalizzato il 99,9% di energia prodotta da idrocarburi e meno dello 0,1 % da impianti rinnovabili.
Una situazione inaccettabile visto il controllo pubblico da parte della società e che dimostra come gli Enti del territorio in questi anni non abbiano saputo imporre un modello diverso.
Soprattutto in questo momento, in Emilia Romagna si può sfruttare l’occasione per dimostrare una visione lungimirante e che dia priorità alla lotta al Cambiamento Climatico tenendo assieme l’attenzione al lavoro.
Legambiente Emilia Romagna si rivolge dunque alla Regione e parti sociali affinchè si proceda assieme nella costruzione di politiche indirizzate alla transizione.
“Un impegno che ci auguriamo venga finalmente intrapreso anche nell’ottica di rispettare la recente dichiarazione di Emergenza Climatica da parte dell’Emilia Romagna. Sarebbe antistorico e controproducente continuare a prendere le difese di un settore che non ha più futuro.” – conclude.