Il primo fine settimana di settembre torna Made in Italy, la mostra-mercato che porta nelle piazze centrali di Faenza la migliore produzione artistica italiana.
Oltre 100 ceramisti provenienti da tutta Italia saranno a Faenza con opere e oggetti in ceramica, in un percorso tra artigianato, arte, design, oggetti per la casa e accessori per la moda.
Oltre 100 ceramisti provenienti da tutta Italia saranno a Faenza con opere e oggetti in ceramica, in un percorso tra artigianato, arte, design, oggetti per la casa e accessori per la moda.
Accanto alla mostra mercato, ci sarà un fitto programma di eventi in città per questo fine settimana dedicato alla ceramica.
Anche la Bottega Bertaccini partecipa con una propria proposta.
Siamo abituati a conoscere gli artisti attraverso il loro lavoro, a volte anche solo un dettaglio ci consente di attribuire con certezza una determinata opera e di dare un nome e un cognome a un quadro, una scultura, una ceramica.
Ma non sempre riusciamo a dare anche una fisionomia a quel nome, a quell’artista.
Siamo abituati a conoscere gli artisti attraverso il loro lavoro, a volte anche solo un dettaglio ci consente di attribuire con certezza una determinata opera e di dare un nome e un cognome a un quadro, una scultura, una ceramica.
Ma non sempre riusciamo a dare anche una fisionomia a quel nome, a quell’artista.
Il lavoro di Michela Puce nasce proprio con questa finalità, rappresentare su piatti di grandi dimensioni i volti dei maestri della ceramica faentina.
Nelle opere in mostra riconosciamo (o conosciamo) decine di artisti faentini, da Domenico Baccarini a Pietro Melandri, oppure Francesco Nonni, Riccardo Gatti, Angelo Biancini e Carlo Zauli, fino a Danilo Melandri e Guido Mariani, e tanti altri ovviamente.
Ma non mancano anche delle belle immagini di gruppo, scene di vita quotidiana all’interno di varie fabbriche, uomini e donne insieme, decoratrici, tornianti e garzoni di bottega. Ognuno con il proprio ruolo a esercitare un mestiere, che non era solo un lavoro per portare a casa il pane ma anche un contributo al nome dell’arte ceramica di Faenza.
I piatti sono realizzati in argilla, di misure variabili dai 30 ai 40 ai 50 centimetri di diametro, smaltati di bianco, su cui l’artista ha riprodotto a carbone i volti dei nostri ceramisti.
Michela Puce ha tratto l’ispirazione principale per il suo lavoro dalla lettura e dalla consultazione del libro “Fabbriche di maioliche a Faenza dal 1900 al 1945” scritto a quattro mani da Stefano Dirani e Giuliano Vitali. Purtroppo proprio quest’ultimo ci ha lasciato recentemente e allora la mostra diventa anche l’occasione per un sentito omaggio al suo lavoro di appassionato e di studioso.
Michela Puce, nata a Brindisi nel 1979, è arrivata a Faenza per frequentare i corsi di perfezionamento all’Istituto Ballardini dove ha concluso i suoi studi nel 2001. Fra i suoi insegnanti ama ricordare Alberto Mingotti, Aldo Rontini e Gabriella Gherardi. Ha partecipato a numerose mostre collettive in giro per l’Italia (Faenza, Pescara, Pisa, Forlì, Bologna, Brisighella).
La mostra resterà aperta fino al 30 settembre nei seguenti orari: 9-12.30 / 15.30-19.30. Chiuso lunedì mattina.
Nelle opere in mostra riconosciamo (o conosciamo) decine di artisti faentini, da Domenico Baccarini a Pietro Melandri, oppure Francesco Nonni, Riccardo Gatti, Angelo Biancini e Carlo Zauli, fino a Danilo Melandri e Guido Mariani, e tanti altri ovviamente.
Ma non mancano anche delle belle immagini di gruppo, scene di vita quotidiana all’interno di varie fabbriche, uomini e donne insieme, decoratrici, tornianti e garzoni di bottega. Ognuno con il proprio ruolo a esercitare un mestiere, che non era solo un lavoro per portare a casa il pane ma anche un contributo al nome dell’arte ceramica di Faenza.
I piatti sono realizzati in argilla, di misure variabili dai 30 ai 40 ai 50 centimetri di diametro, smaltati di bianco, su cui l’artista ha riprodotto a carbone i volti dei nostri ceramisti.
Michela Puce ha tratto l’ispirazione principale per il suo lavoro dalla lettura e dalla consultazione del libro “Fabbriche di maioliche a Faenza dal 1900 al 1945” scritto a quattro mani da Stefano Dirani e Giuliano Vitali. Purtroppo proprio quest’ultimo ci ha lasciato recentemente e allora la mostra diventa anche l’occasione per un sentito omaggio al suo lavoro di appassionato e di studioso.
Michela Puce, nata a Brindisi nel 1979, è arrivata a Faenza per frequentare i corsi di perfezionamento all’Istituto Ballardini dove ha concluso i suoi studi nel 2001. Fra i suoi insegnanti ama ricordare Alberto Mingotti, Aldo Rontini e Gabriella Gherardi. Ha partecipato a numerose mostre collettive in giro per l’Italia (Faenza, Pescara, Pisa, Forlì, Bologna, Brisighella).
La mostra resterà aperta fino al 30 settembre nei seguenti orari: 9-12.30 / 15.30-19.30. Chiuso lunedì mattina.