Dopo l’esperienza nel 2021 di Cristina di Pietrantonio, runner e paziente oncologica colpita da tumore al polmone che ha portato a termine i 42,195 km canonici del percorso per mandare il messaggio che «siamo malati, non siamo diversi: non dobbiamo per forza rinunciare a ciò che ci fa stare bene»,domenica 13 novembre lo IOR è tornato a mettersi le scarpette da atletica e a calcare le strade della bellissima “Maratona di Ravenna Città d’Arte” grazie ad un testimonial d’eccezione: il diciassettenne Tommaso. Studente presso il Liceo Scientifico “A. Serpieri” di Rimini, il ragazzo ha deciso di prendere parte alla manifestazione bizantina vestendo i colori della Romagna che lotta contro il cancro per una ragione molto particolare: a luglio 2021, dunque poco più di un anno prima di presentarsi ai nastri di partenza della corsa dei mosaici, gli viene diagnosticato un tumore al ginocchio. «Una sera, giocando a calcio con gli amici, la mia gamba ha fatto un movimento innaturale – spiega – ho sentito il mio ginocchio cedere d’improvviso: mi sono ritrovato a terra senza più riuscire a muoverlo. Il giorno dopo mi sono presentato in ospedale, dove mi hanno riscontrato una perdita di densità ossea: dopo varie visite ed analisi si è scoperto che il motivo di questa anomalia era appunto dovuta ad un tumore benigno».
Il termine “neoplasia” non dovrebbe far parte del vocabolario di nessun ragazzo: tuttavia Tommaso a quella notizia non si perde d’animo. «Ho reagito con positività, nella consapevolezza che fosse un problema che si poteva affrontare: anzi, spesso mi sono ritrovato io a dover tranquillizzare i miei genitori, che hanno appreso quella diagnosi in maniera sicuramente meno serena, anche perché mio padre in quel periodo era via per lavoro e non poteva essere presente». Persino la sera prima dell’intervento, quando la tensione per andare sotto i ferri avrebbe potuto affievolire anche l’ottimismo più indelebile, Tommaso racconta di essersi mostrato sorridente durante le videochiamate di auguri che gli sono arrivate: «non è che uno possa fare l’eroe e poi a poche ore dall’anestesia crolla», scherza il ragazzo con un sorriso.
L’intervento, comunque, si rivela tutt’altro che uno scherzo. «È stata un’operazione piuttosto tosta – conferma Tommaso – nel rimuovere la massa i chirurghi sono dovuti andare ad incidere anche l’osso, dunque nei mesi seguenti ho avvertito spesso del dolore. Ho mollato il basket, lo sport che praticavo, ma grazie ad un percorso di riabilitazione e fisioterapia mirato sono riuscito a recuperare la mia funzionalità. Certo, devo ancora sottopormi a visite frequenti e regolari per tenere sotto controllo la situazione, ma direi che comunque la cosa si è risolta nel migliore dei modi». Per questo motivo, quando la professoressa di educazione fisica propone alla classe, per conto dell’Istituto Oncologico Romagnolo, se ci fosse stato qualcuno interessato a prendere parte alla “Maratona di Ravenna” anche come gesto a sostegno del percorso di cura di un proprio parente o di un proprio caro Tommaso, nonostante un’indole schiva che lo porta a non gradire troppo i riflettori addosso, ha fatto un passo avanti e ha risposto presente. Non solo: ha deciso di proporre a compagni di classe ed amici di altre sezioni di accompagnarlo in questa piccola impresa.
«Il percorso che abbiamo scelto è quello dei 10 km: li abbiamo fatti per lo più camminando, ma non è quella la cosa fondamentale – afferma il ragazzo – ciò che mi premeva era di mandare un doppio messaggio. Il primo è che quando ci sono delle difficoltà che sembrano più grandi di noi, in grado di travolgerci, occorre affrontarle comunque con grande positività e cercare di guardare il lato più bello delle cose anche quando sembra proprio non esserci. Certo: è molto più facile mantenere un atteggiamento di questo tipo quando sei circondato di persone che ti vogliono bene, che credono in te e decidono di supportarti in tutto quello che fai perché sanno che è qualcosa a cui tieni particolarmente. Ed è questo il secondo messaggio che volevo lanciare: l’amicizia, in questo tipo di percorsi, può rappresentare davvero un grandissimo valore aggiunto, che rende anche l’ostacolo all’apparenza più complicato qualcosa che invece sai di poter superare».
Alla fine il gruppo di Tommaso a “Maratona di Ravenna Città d’Arte” era composto di undici entusiasti liceali che, come lui, hanno vestito i colori dello IOR e di “Move Your Life”, il progetto della realtà no-profit romagnola che coinvolge le persone con diagnosi di tumore in percorsi d’allenamento volti a dimostrare loro come, con una giusta preparazione fisica ed un’attenta guida, nulla sia impossibile anche nella malattia: un’attività che nel 2019 aveva portato addirittura tre pazienti a percorrere tutti e 42 i chilometri della corsa più famosa del mondo, quella di New York. Il messaggio del diciassettenne di Rimini arriva forte e chiaro: «So che la mia esperienza di malattia è stata un’inezia in confronto a quella di tante persone costrette a ricevere diagnosi di cancro ben più complicate da gestire – ammette – per questo sento di non essere nella posizione di dare consigli ai pazienti che stanno affrontando le cure ogni giorno. In ogni caso il mio auspicio è che vedere un ragazzo, circondato di amici, arrivare al traguardo della 10 km di Ravenna a poco più di un anno dalla rimozione di un tumore al ginocchio possa dar loro anche solo un briciolo di speranza e di positività in più nei confronti del futuro».
«Siamo entusiasti della strada che ha intrapreso la nostra partnership con “Maratona di Ravenna” – spiega il Direttore Generale, Fabrizio Miserocchi – gli amici di “Ravenna Runners Club” in tutti questi anni non hanno mai fatto mancare il loro contributo nei confronti della lotta contro il cancro: in cambio, detto tra virgolette ovviamente, noi partecipiamo accendendo i riflettori su storie di vita di pazienti oncologici, con messaggi positivi che possano arrivare all’orecchio e al cuore di chi sta affrontando la malattia. Non c’è niente che possa donare speranza come l’esempio e la testimonianza di persone come Cristina e Tommaso. Questo ragazzo ci ha stupito per l’umiltà e la semplicità con cui parla di certe esperienze, senza mettersi in cattedra per dare lezioni di vita universali a nessuno ma con l’entusiasmo di chi spera di poter essere anche solo un po’ d’aiuto a chi saprà recepire il suo messaggio. Vedere l’unità e lo spirito di condivisione con cui questi ragazzi hanno percorso le strade di Ravenna domenica, spirito di condivisione che mi pare in molti abbiano smarrito in questi anni tribolati, è stato davvero un toccasana e penso che, nonostante tutto, anche le persone che non affrontano una malattia come il cancro possano imparare qualcosa dal loro piccolo esempio».