Francesco Milza è stato riconfermato presidente di Confcooperative Emilia Romagna per il terzo mandato con oltre il 97% dei consensi espressi dai delegati partecipanti al voto. Le operazioni di rinnovo delle cariche associative si sono svolte al termine dell’Assemblea Regionale dal titolo “Lavoro Comunità Futuro. La cooperazione protagonista nella transizione verso l’Economia Sociale Europea” tenutasi oggi al Savoia Regency Hotel di Bologna davanti a circa 400 persone tra delegati e ospiti istituzionali. Come previsto dallo statuto in caso di ricandidature dopo due mandati, le votazioni si sono svolte a scrutinio segreto e a Milza è bastato raggiungere la maggioranza qualificata dei due terzi per ottenere la rielezione. Sono stati votati per il rinnovo anche i 60 membri del consiglio regionale di Confcooperative Emilia Romagna (in rappresentanza di tutti i territori) e i componenti del collegio sindacale.
Sessant’anni, piacentino, amministratore delegato della cooperativa di servizi logistici San Martino di Piacenza che dà lavoro a circa 2.000 persone, Milza inizia così il suo terzo mandato alla presidenza di Confcooperative Emilia Romagna dopo le precedenti riconferme avvenute nel 2016 e nel 2020. Attualmente Confcooperative Emilia Romagna riunisce 1.491 cooperative con 226.327 soci, 90.038 occupati e 16,9 miliardi di euro di fatturato. “Sono molto soddisfatto di questo risultato che premia un intero gruppo dirigente impegnato ad accompagnare le nostre cooperative nelle grandi sfide dell’epoca contemporanea, dalla transizione digitale e tecnologica a quella ecologica, fino ai nuovi obiettivi indicati dall’Unione Europea sull’Economia Sociale che trova nel modello di impresa cooperativa la sua più alta realizzazione”, ha dichiarato Milza commentando la sua rielezione.
“Questi anni difficili hanno dimostrato come la cooperazione, nonostante tutte le difficoltà, abbia mantenuto integri i principi per i quali è nata e si è sviluppata – ha proseguito Milza durante la lettura della sua relazione -. La cooperazione ha dimostrato di essere resiliente e innovativa nella continuità della propria azione. L’Economia Sociale non è solo un settore tra gli altri ma è uno dei rari ecosistemi industriali selezionati su cui l’Europa punta, nell’ottica di una nuova generazione di politiche capaci di costruire sviluppo sostenibile e accompagnare le transizioni, ambientali, digitali e sociali. Crediamo che questo sforzo europeo debba essere accompagnato da misure e scelte politiche quali, ad esempio, una fiscalità che premi quelle imprese che con la loro azione lavorano per la ricomposizione delle divisioni sociali. A livello nazionale abbiamo già presentato proposte concrete e plaudiamo all’iniziativa della Regione Emilia-Romagna di costituire un ‘Hub sull’innovazione sociale’, con il coinvolgimento anche dell’Università. Già qualche anno fa, le Centrali cooperative avevano suggerito alla Regione di candidarsi a ospitare il Centro europeo per l’economia sociale. L’Emilia-Romagna, a nostro avviso, avrebbe tutte le caratteristiche per potersi proporre, non solo per il peso della cooperazione (13% dell’occupazione), ma anche per le modalità concertative tra gli attori economici e le Istituzioni. Ci impegneremo a promuovere questa visione, attraverso una strategia e obiettivi concreti, anche durante il prossimo mandato. Per questo abbiamo detto no al salario minimo e sì a un salario giusto, combattendo tutte le battaglie che dovevamo in tutti i settori che riguardano noi, i nostri soci e la comunità tutta. Lo abbiamo fatto con uno sguardo aperto e collaborativo con tutti gli attori e i rappresentanti del tessuto economico, perché siamo preoccupati per il futuro e per quello che lasceremo ai nostri figli e ai territori in cui operiamo. Il mondo della Cooperazione, in quanto tale, sente il peso e la responsabilità transgenerazionale insito da sempre nei propri valori”.
LE DICHIARAZIONI DEGLI OSPITI ISTITUZIONALI
“Ci tenevo particolarmente a portare il saluto all’assemblea di Confcooperative Emilia-Romagna, con voi stiamo lavorando fianco a fianco da molto tempo – ha affermato Matteo Lepore, sindaco della Città Metropolitana di Bologna -. Il tema ‘Lavoro, comunità, futuro’, alla base della vostra assemblea, per noi è molto importante. Come sapete in Città metropolitana abbiamo deciso di istituire una delega all’economia sociale e stiamo realizzando sul tema un nuovo piano in collaborazione con Paolo Venturi, direttore di Aiccon. Dal 2020 ad oggi i fondamenti della nostra economia territoriale sono completamente cambiati a causa del Covid, delle turbolenze economiche dovute ai conflitti bellici internazionali e dell’alluvione. Più in generale, negli ultimi due anni, a causa dell’aumento dei costi abbiamo bruciato 50 milioni di euro: una cifra enorme. Per comuni piccoli e medi cifre del genere fanno la differenza, se non interveniamo si rischia lo spopolamento del territorio. Per resistere a tutto questo bisogna parlare di lavoro e comunità, elementi fondamentali per il nostro futuro. Un ragionamento che passa anche dalla cooperazione e dai suoi valori. In questi anni, per far fronte ai costi in aumento, abbiamo deciso di recuperare risorse dall’evasione fiscale. Una scelta nel segno dell’equità, che vale 5 milioni di euro l’anno per il Comune di Bologna”.
“Mi hanno colpito alcune cose dette dal presidente Milza – ha affermato il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente CEI e arcivescovo di Bologna -. In primis i tre termini del titolo: lavoro, comunità e futuro stanno insieme. Non c’è futuro e lavoro senza comunità. Il progresso per quelli della mia generazione doveva garantire tante cose, ma oggi fa un po’ paura. Il presidente ha parlato della pandemia e del Covid. Dobbiamo capire come uscire insieme da tutto questo. È una sfida e un dovere di ognuno di noi. Il calo demografico che stiamo vivendo sarà la nuova povertà delle future generazioni, ma la cooperazione è un modello da cui ripartire perché favorisce la cultura inclusiva. Grazie alle cooperative di comunità si è capito che la dottrina sociale della chiesa può animare il tessuto sociale. Infine voglio fare due riflessioni. La prima è sulla pace. Per avere la pace bisogna investire, l’abbiamo data per scontata troppo a lungo. La logica cooperativa del pensarsi insieme educa alla condivisione, al primato del noi, valorizzando il ciascuno e considerandolo indispensabile per il bene comune. Le persone fragili, scartate dal mondo, diventano pietra angolari del mondo cooperativo. La seconda è che c’è qualcuno che può deviare le finalità della cooperazione. Bisogna vigilare affinché sia mantenuto alto il valore del lavoro. Servono quegli anticorpi per debellare ciò che non è fedele alle logiche cooperative. C’è chi fa gioco al ribasso per favorire il proprio tornaconto e i propri profitti. I lavoratori non possono e non devono essere sfruttati. Lo spirito cooperativo obbliga a non chiudersi nel proprio recinto”.
“Le associazioni di imprese hanno un ruolo centrale nel dare forma a una economia sociale che guardi con attenzione al futuro, una delle parole chiave dell’Assemblea di oggi – ha detto Francesco Ubertini, presidente di Fondazione IFAB e Cineca -. Il nostro compito è quello di far sì che le piccole e medie imprese, anche di natura cooperativa, possano accedere alle risorse messe a disposizione da un avanzato hub dell’innovazione quale il Tecnopolo di Bologna. Grazie a IFAB intendiamo dare all’innovazione un volto “amico” per fornire alle imprese strumenti efficaci per affrontare le grandi sfide del nostro tempo ma anche le problematiche del quotidiano”.
“La parola chiave del nostro futuro è capitale umano – ha sottolineato Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna -. Se non avremo sufficiente capitale umano per garantire la nostra competitività nel mondo, la locomotiva d’Italia si fermerà. Non c’è regione cresciuta più di noi negli ultimi 9 anni, lo dicono i dati. E se ci fermiamo si ferma anche una parte del Paese. A tal proposito nel mondo cooperativo ho trovato un alleato, soprattutto nell’ambito del Patto per il Lavoro e per il Clima. Non è mai facile mettere d’accordo 60 parti sociali ma dal nostro confronto siamo usciti insieme più forti. Siete la forma d’impresa che tutela di più i posti di lavoro a tempo indeterminato. Ora bisogna allontanare le ‘false cooperative’, come le chiamo io, un male da contrastare e per il quale ho firmato una proposta di legge portata in Parlamento. Teniamoci stretto questa forma d’impresa, perché insieme possiamo costruire un’opportunità per il futuro. In questi mesi abbiamo acceso il supercomputer Leonardo, tra i più potenti al mondo, ed è già attivo il centro per le previsioni meteo di tutta Europa. Al Tecnopolo di Bologna sorgerà una cittadella della scienza con 1.500 ricercatori da tutta Europa e non solo e ospiteremo anche la 14esima sede dell’università delle Nazioni Unite, la prima dell’area mediterranea, dedicata ai cambiamenti climatici e all’Intelligenza Artificiale. Così come raccogliamo la proposta di istituire a Bologna una sede dell’Economia Sociale in una regione che è un fulcro del volontariato e della solidarietà del nostro Paese e non solo”.
“Per quanto riguarda lo sviluppo dell’economia sociale la priorità del Governo è il dialogo con l’Europa – ha sottolineato il viceministro del Lavoro con delega alle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci -. I pilastri europei per i diritti umani pongono al centro l’economia sociale e il made in Italy della solidarietà sociale italiana, con una fantastica moltitudine di organizzazioni, enti, imprese sociali, associazioni e organizzazioni del volontariato che ci rendono unici a livello mondiale. Abbiamo il dovere di raccontare questa storia, spiegarla, fare innamorare l’Europa di questo modo di fare impresa, di dare lavoro e di produrre crescita senza dimenticare la solidarietà e l’equità. Crediamo di poter dare un grande contributo a livello europeo. Da qui i tavoli di confronto con la Commissione Competition per andare a raccontare questa storia italiana e per ricevere l’autorizzazione alla fiscalità che si aspetta dal 2017. La cooperazione e il terzo settore rappresentano un pilastro fondamentale dell’economia sociale, che è al servizio dell’uomo e all’insegna dell’umanesimo. Come Governo ne siamo consapevoli e riteniamo che il pari protagonismo tra pubblico e privato sociale sia la chiave di volta per superare le crisi, le pandemie, le sfide tecnologiche e la transizione ecologica. Senza il trinomio economia sociale-cooperazione-terzo settore non possiamo superare i conflitti e le difficoltà, la crescita passa da qui. Ed è per dimostrare l’apprezzamento, la vicinanza e la gratitudine per tutto quello che fanno gli operatori e i volontari della cooperazione, e del terzo settore in generale, che il Governo è presente oggi in Emilia-Romagna al fianco di Confcooperative”.
“La cooperazione è il soggetto ideale dell’Economia Sociale, perché tiene insieme la parte economica e la funzione sociale – ha detto Maurizio Gardini, presidente nazionale di Confcooperative -. Tutte le cooperative, di ogni settore produttivo e dei servizi, sono a pieno titolo attori protagonisti dell’Economia Sociale. Occorre irrobustire la strategia europea su questo fronte, perché serve un quadro normativo e fiscale adeguato, che incentivi e non scoraggi le nostre imprese. Perché laddove tutti fuggono, come ad esempio nelle Aree Interne che rappresentano il 58% del Paese, laddove il sistema capitalistico non ha interesse ad investire, ecco proprio lì c’è qualcuno come le cooperative che si fa carico di promuovere lavoro sicuro e di qualità, sviluppo e benessere, tenendo insieme le comunità e costruendo un nuovo futuro. Questa è l’Economia Sociale incarnata dalla cooperazione, questa è la missione che vogliamo continuare a portare avanti e per la quale occorre il supporto di tutto il sistema cooperativo emiliano-romagnolo”.
LA TAVOLA ROTONDA SU ECONOMIA SOCIALE E COOPERAZIONE
A seguire spazio alla tavola rotonda su “Economia Sociale europea e cooperazione”, moderata da Paolo Venturi (direttore di Aiccon), con la partecipazione di Guido Caselli (vicesegretario Unioncamere Emilia Romagna), Paolo Calvano (assessore regionale a bilancio, personale, patrimonio, riordino istituzionale e rapporti con UE), Leonardo Pofferi (direttore Ufficio Confcooperative Bruxelles), Antonella Noya (capo Unità Economia Sociale OCSE).
Interessanti alcuni spunti emersi durante il dibattito. A partire dai dati complessivi dell’economia sociale che in Italia risultano superiori a quelli dell’intero settore metalmeccanico e in Emilia-Romagna sono ancora maggiori. In particolare la cooperazione vale il 53% del valore aggiunto dell’economia sociale, dato che nella nostra regione sale al 72% (la cooperazione in Italia genera in media 800 euro per abitante, in Emilia-Romagna arriva a 1.600 euro a persona). La chiave per guardare con rinnovato ottimismo al futuro è rendersi conto che se i territori si spopolano lo sviluppo territoriale si ferma. “Da sempre ci sono luoghi che in qualche misura riescono ad attirare le persone più di altri, dove il senso di appartenenza risulta più forte – ha sottolineato Caselli -. Il maggior capitale relazionale in Italia è concentrato al Nord, lungo la via Emilia e intorno all’area di Milano. Partendo da questa analisi si può disegnare una nuova mappa del Paese basata sulla capacità di relazionarsi di persone e imprese. Del resto economia sociale, capitale relazionale e sviluppo territoriale sono fortemente legati tra loro e creano benessere. Ciò che i dati non dicono è la causalità tra questi tre fattori ma io penso che sia l’economia sociale a favorire lo sviluppo territoriale, e non il contrario. La popolazione regionale da qui al 2042 perderà quasi 3 milioni di abitanti, ma il dato che preoccupa è la sua composizione: avremo 53 mila bambini in meno, con un indice di vecchiaia vicino al 30% e un indice della popolazione straniera vicino al 20%. Anche ipotizzando un apporto molto importante da parte della tecnologia e dell’IA il nostro modello di sviluppo è arrivato al capolinea. Dobbiamo prenderne atto e affrontare il cambiamento che ci aspetta”.