Terzo candidato per le elezioni regionali dell’Emilia-Romagna. L’alleanza fra Potere al Popolo, Partito Comunista Italiano e il Partito della Rifondazione Comunista candidata presidente della Regione Federico Serra, 33 anni, lavoratore delle cooperative sociali, bolognese. Nella sua professione si è occupato di accoglienza dei migranti, del sostegno alle persone con disabilità, del supporto alle vittime di tratta e dell’emergenzaabitativa. Da diversi anni è delegato dell’USB – Unione Sindacale di Base, ruolo che lo ha portato a seguire importanti vertenze che univano i diritti degli utenti a quelli delle lavoratrici e dei lavoratori delle cooperative e al tema della democrazia sindacale, come in occasione della chiusura del centro di accoglienza Mattei a Bologna nel 2019. Da sempre attivo nelle lotte sociali e politiche, è stato in prima fila nei movimenti studenteschi e poi nel movimento di lotta per il diritto all’abitare, grazie al quale centinaia di persone in questa regione hanno strappato il diritto ad avere un tetto sopra la testa. Da sindacalista, ha preso parte anche alle battaglie nei punti caldi dello sfruttamento della forza lavoro lungo la via Emilia, dalla logistica piacentina alle lotte degli stagionali in riviera. Nell’ultimo anno è stato presente nei momenti più importanti della lotta per il parco Don Bosco a Bologna, come nelle mobilitazioni di solidarietà con il popolo palestinese.
“Le elezioni dell’Emilia-Romagna si collocano su nuovo delicato tornante dello scenario politico italiano, in cui tutto il sistema di potere sta continuando la sua opera di distruzione dello stato sociale, dalla scuola alla sanità, per investire il massimo delle risorse in armi, piegandosi alle volontà della NATO nello scenario militare della competizione internazionale. I due poli candidati alla guida della nostra regione si presentano come alternativi, ma già stanno dando le loro garanzie che nulla cambierà.
Da una parte abbiamo il centrosinistra del “campo largo”, guidato da De Pascale, delfino del dimissionario Bonaccini, di cui assicura tutta la continuità politica e amministrativa: le politiche neoliberali, la precarietà lavorativa, il taglio della spesa sociale e lo smantellamento della sanità pubblica, il sostegno all’autonomia differenziata in salsa emiliana da contrapporre a quella del governo, le garanzie per il “partito unico degli affari e del cemento” che ha distrutto la nostra regione, come dimostrato dall’alluvione dell’anno scorso, la fede euroatlantica che porta a installare un’infrastruttura strategica dell’economia di guerra come il Rigassificatore, e che permette il traffico di armi per il genocidio palestinese dal porto di Ravenna”.
“Dall’altra ci troviamo di nuovo di fronte ad una destra di falsa opposizione, che ancora una volta prova a proporsi come alternativa valida al “sistema PD” candidando la “civica” Ugolini, funzionaria delle politiche sull’istruzione che ha già collaborato con i governi nazionali di tutti i colori, per la stesura della riforma Berlinguer, con la ministra Moratti, per implementare l’aberrazione del sistema Invalsi, fino a ricoprire il ruolo di sottosegretaria nel governo Monti: un messaggio rassicurante verso gli elettori del PD “siamo come voi, veniamo dalla stessa storia”, ma una condanna per le nuove generazioni. Si tratta non casualmente di una dei massimi leader del movimento Comunione e Liberazione, il cui Meeting estivo è diventato ormai l’appuntamento stabile al quale tutta la classe politica nostrana viene a porre gli omaggi per concordare l’agenda concreta del Paese oltre ogni apparente differenza”.
“In mezzo a questa finta alternativa rimangono schiacciate ancora una volta le classi popolari, le lavoratrici e i lavoratori che vedono i loro salari mangiati dal carovita, dagli affitti e dalla sanità privata, i precari sfruttati nel turismo che intanto spreme le nostre città, gli studenti cui non viene concessa alternativa tra un futuro senza prospettive o con stipendi da fame e una corsa ad ostacoli in una società sempre più competitiva ed escludente, gli abitanti delle periferie e dei comuni privati di lavoro e servizi sociali, in cui cresce l’onda reazionaria sulla mistificante linea divisoria del colore della pelle.
Nella Regione lasciata in mano alle piattaforme della logistica e al cemento, c’è un mondo di persone che ogni giorno combatte per un futuro diverso ma a cui viene tolta la voce: davantiall’imminente chiamata alle urne, queste persone si sono organizzate, per prendere parola insieme”.
Serra, da sempre attivo nelle lotte sociali e politiche, è stato in prima fila nei movimenti studenteschi e poi nel movimento di lotta per il diritto all’abitare, “grazie al quale centinaia di persone in questa regione hanno strappato il diritto ad avere un tetto sopra la testa. Da sindacalista, ha preso parte anche alle battaglie nei punti caldi dello sfruttamento della forza lavoro lungo la via Emilia, dalla logistica piacentina alle lotte degli stagionali in riviera. Nell’ultimo anno è stato presente nei momenti più importanti della lotta per il parco Don Bosco a Bologna, come nelle mobilitazioni di solidarietà con il popolo palestinese. Nei giorni in cui il Parlamento discute una nuova stretta reazionaria sull’agibilità delle lotte sociali tramite il nuovo DL Sicurezza, la storia personale di Federico è un esempio concreto di come alla repressione poliziesca e giudiziaria subìta sulla propria pelle si possa rispondere solo collettivamente organizzandosi e tenendo alta la testa”.
Per Potere al Popolo, Partito Comunista Italiano e Partito della Rifondazione Comunista inizia ora il compito di raccogliere le firme per poter presentare la candidatura di Serra agli elettori.