Nuovo appuntamento, giovedì 14 aprile alle ore 21 al Ridotto del Teatro Masini di Faenza, con Il Cinema della Verità, rassegna di docufilm organizzata dal Comune di Faenza e Accademia Perduta/Romagna Teatri in collaborazione con Ravenna Teatro/Teatro delle Albe, Cinemaincentro, Associazione D.E-R, Cineclub Il Raggio Verde e Società Cooperativa di Cultura Popolare e, quest’anno, interamente dedicata al cinema d’arte del regista Marco Martinelli.

A essere proiettato sarà il film Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi e la pellicola sarà introdotta e presentata da Marcella Nonni.

Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi ripercorre, attraverso il racconto-evocazione di sei bambine, i venti anni agli arresti della leader della Lega nazionale per la democrazia in Birmania dalla fine degli anni ‘80, Premio Nobel per la pace nel 1991, e oggi alla guida di una Birmania libera. Un film d’arte, caratterizzato da un immaginario visivo originale e contemporaneo, che sa arrivare al vasto pubblico. Il racconto prende vita in un magazzino di costumi teatrali: lì una bambina si avventura, e da lì ci conduce in un Oriente gravido di cronaca politica intessuta a musiche e colori sgargianti. A una Aung San Suu Kyi interpretata con intensità da Ermanna Montanari, si alternano i ritratti burattineschi dei generali-dittatori, dei Nat-spiriti cattivi, dei giornalisti e inviati dell’Onu, dei comici ribelli perseguitati per la loro satira contro il regime.

 

Intenzioni di regia

Debuttare al cinema dopo una vita in palcoscenico è emozionante, dopo oltre trent’anni di teatro in cui il progetto di un film è stato tante volte accarezzato e sfiorato, attraverso soggetti rimasti nel cassetto, collaborazioni a sceneggiature, trattamenti pubblicati. Ho negli occhi l’intera storia del cinema, quella di cui mi sono nutrito fin da quando ero ventenne, quando insieme a Ermanna ci appassionavamo a Dziga Vertov e Kaurismaki e Derek Jarman, passando per Fellini e Pasolini: un cinema d’arte e poesia che per decenni ha nutrito il nostro teatro. Le mie drammaturgie hanno sempre guardato al cinema nel raccontare il presente. Tale visione non poteva non incontrare Aung San Suu Kyi e la sua “rivoluzione spirituale”, oggi più che mai necessaria. Oggi che una superficiale campagna mediatica tratta la leader birmana come un facile capro espiatorio, senza vedere tutti gli sforzi che un intero popolo, per certi aspetti ancora ostaggio dei generali, sta facendo per realizzare una autentica democrazia.