Ritorniamo sull’argomento riguardante l’insediamento universitario nell’ospedale di Ravenna, precisamente nel reparto di Medicina Interna, per ribadirne la nostra ferma contrarietà.
Alla luce delle recenti dichiarazioni del Sindaco De Pascale, secondo il quale “l’ingresso dell’Alma Mater al Santa Maria delle Croci è fatto positivo sia per la presenza di “alte professionalità dal mondo universitario”, sia per la “valorizzazione di personale con competenze gestionali”” non possiamo che ribadire la nostra ferma contrarietà.
Ci rammarica però constatare quanto il nostro primo cittadino stia, di fatto, ignorando completamente il campanello d’allarme lanciato non più di un mese fa dalla dirigenza medica di tutto il reparto di Medicina Interna – che ricordiamo essere la più grande di tutta l’Area Vasta – la quale, tramite diverse lettere inviate sia alla Direzione Sanitaria, sia alla Direzione Generale ASL che al Sindaco stesso, ha evidenziato quanto in realtà l’Unità Operativa necessiti di una profonda ed urgente ristrutturazione organizzativa, operativa e gestionale.
In buona sostanza il nostro sindaco pare gongolare sull’arrivo dell’università all’interno di quel reparto, come fosse la panacea per tutti i mali anzichè recepire l’ordine di priorità da seguire per il miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza del servizio prestato dal reparto di Medicina Interna: l’emergenza che deriva dalla presenza di un unico medico di guardia notturno, ad esempio, costretto a gestire contemporaneamente un reparto da 120 posti letto, a cui se ne aggiungono 10 in emergenza, senza considerare gli eventuali pazienti “dislocati” in altri reparti, oltre che una media di 10/12 ricoveri per notte provenienti dal Pronto Soccorso, resta una vicenda a cui non è l’arrivo dell’Università a poter rispondere!!!
Ribadiamo infatti con forza il fatto che un insediamento universitario all’interno di un’Unità Operativa al collasso non può essere di certo migliorativo: gli specializzandi che opereranno in reparto non saranno affatto un supporto proattivo per i colleghi Medici che in questo momento lavorano in condizioni di disagio, ma al contrario, come in una qualunque azienda impegnata nella formazione degli “apprendisti”, altro non saranno che un ulteriore aggravio di responsabilità ed un pesante dispendio di energie convogliate nella formazione professionale, piuttosto che nell’innalzamento vero e proprio della qualità del servizio ospedaliero. Non solo: le carriere degli specializzandi universitari vedranno Ravenna solo come un passaggio per Bologna con ciò continuando a tenere depauperato il nostro nosocomio e contemporaneamente avendo di fatto reso meno attraente quel reparto per gli stessi medici di carriera “ospedaliera”.
Riteniamo quindi doveroso presentare nuovamente tutto il nostro disappunto nei confronti di questa scelta che, in sostanza, non sposterà di una virgola il problema rassegnato dall’equipe medica di Medicina Interna, ma anzi, molto probabilmente lo peggiorerà