Mauro Mambelli Presidente Confcommercio Ravenna e Mauro Tagiuri Presidente Confesercenti Ravenna hanno inviato una lettera sull’emergenza coronavirus al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e al Ministro dell’Economia e Finanze Roberto Gualtieri e per conoscenza al Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, al Sindaco di Ravenna Michele de Pascale e ai parlamentari locali.
Di seguito il testo della lettera:
“Gentile Presidente, gentile Ministro,
la tragedia che sta colpendo il nostro Paese richiede a noi tutti un grande impegno e sacrifici finalizzati al superamento dell’emergenza epidemiologica.
Le nostre aziende sono protagoniste, in prima linea, con una chiusura gravosa, ma necessaria, nella convinzione che la salute pubblica sia la priorità assoluta.
Ciononostante si tratta di una tragedia assoluta per il mondo del commercio, del turismo, della ristorazione, dei pubblici esercizi, della piccola e media impresa in generale, che rischia di essere irreparabile.
Per Ravenna, città turistica, per il nostro territorio che vanta otto monumenti riconosciuti dall’Unesco, questa emergenza sta minando profondamente il tessuto economico con ripercussioni sul fatturato delle aziende che in alcuni casi sfiora il 70 – 90%. Una città che ora sta facendo i conti anche con un calo dei traffici commerciali e passeggeri del porto, essendo Ravenna lo scalo marittimo della Regione Emilia-Romagna.
Alla grande comune preoccupazione per la salute, ora si aggiunge la pesante incognita per il futuro delle nostre aziende chiuse o quasi da ormai un mese, e chissà per quanto ancora, prive del flusso di cassa che consente loro di operare, avendo oramai da tempo, vista la perdurante crisi economica, dato fondo a tutte le risorse aziendali e anche personali, per sopravvivere.
Il tema della liquidità è dunque per noi il tema centrale.
Senza clienti, senza incassi, ma con dipendenti, contributi, tasse, affitti, bollette, mutui impegni pregressi, per non parlare della merce e delle scorte, la situazione per noi può diventare esplosiva, con risvolti non solo economici, ma anche sociali e umani pesantissimi.
La drammaticità e l’urgenza della situazione che potrebbe durare per altre settimane se non mesi, non viene pienamente colta dai decreti governativi sin qui emanati.
Infatti, se la moratoria sui mutui sembra in dirittura d’arrivo, ancora troppo burocratica appare la partita per nuovo credito. I risultati debbono essere visibili da subito. I bisogni sono più urgenti.
Un solo esempio per far capire a che punto la burocrazia sia arrivata: per ogni pratica di richiesta di ammortizzatori sociali è dovuto il pagamento del bollo di 16,00 euro. E’ assurdo, vista la situazione, che per queste pratiche sia previsto l’obbligo del bollo. Sono piccole cose che non vanno però nella direzione di aiutare le imprese.
Un segnale chiaro e inequivocabile da parte del Governo sarebbe poi il posticipo al 31 dicembre di tutte (nessuna esclusa) le scadenze fiscali e tributarie.
Il rischio di chiusura di tante imprese potrebbe diventare una dolorosa realtà: il nostro appello al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’Economia e delle Finanze è che siano disponibili fondi immediati, denaro fresco e veloce, una sorta di piano Marshall, come è stato scritto, per le piccole e medie imprese commerciali e turistiche.
Per preservare posti di lavoro, per consentire alle imprese di continuare la propria attività, per proteggere le persone dalla perdita di reddito, occorre garantire una massa di liquidità adeguata allo stato di necessità, aumentando anche in maniera ciclopica il debito pubblico.
Il nostro appello è per un aiuto rapido, tangibile, sostenuto (come tra l’altro sta già avvenendo in altri Paesi) per superare questo terribile momento e consentire alle migliaia di imprenditori, spina dorsale della nostra economia, di tornare alla normalità nel più breve tempo possibile”.