Superato il traguardo delle 350 firme della petizione popolare per il ripristino dell’assegno di gravidanza. Lo rende noto il Comitato Promotore Carlo Camerani, che sottolinea, tuttavia, che la raccolta di firme continua per consentire al maggior numero possibile di cittadini, che condividono i contenuti dell’istanza, di poter esprimere la propria volontà avvalendosi di questo istituto di partecipazione civica.
Il raggiungimento del numero minimo di firme è stato conseguito in soli 15 giorni: la campagna è stata infatti lanciata il 25 gennaio scorso durante una conferenza stampa presso il Comune di Ravenna.
Secondo l’articolo 7 del Regolamento degli Istituti di partecipazione del Comune di Ravenna, sarà così possibile al Comitato sottoporre ai competenti «organi di amministrazione comunale» la proposta di ripristinare l’assegno destinato alle donne incinte con un reddito inferiore ai 9.200 euro lordi e concesso dal quarto mese di gravidanza. L’aiuto è stato sospeso nel maggio 2017, dopo essere stato abbassato negli anni da 1270 euro a 800 euro e spostato dal quarto al quinto mese di gravidanza.
Dopo essere stata ufficialmente lanciata il 31 gennaio, in una sola settimana sono giunte a 1073 le adesioni alla raccolta di firme esterna lanciata Generazione Voglio Vivere, a supporto della petizione: la notizia dell’iniziativa civica ravennate ha raggiunto molti italiani all’estero e sono pervenute sottoscrizioni dalla Libia, dall’Etiopia, da Buenos Aires, dalla Germania e dalla Croazia.
La prima firmataria della petizione, la Presidente del Movimento per la Vita di Ravenna Cinzia Baccaglini, ha sottolineato come questa misura a protezione delle mamme e dei bambini concepiti sia un’espressione genuina di giustizia sociale e di solidarietà per le persone più fragili. «Non si può poi parlare di assistenzialismo», dichiara Baccaglini, «è semplicemente un aiuto che dura 5 mesi della vita delle madri più fragili dal punto di vista delle povertà, e in un periodo della loro vita particolarmente delicato. E’, poi, uno strumento che aiuta a combattere il calo della natalità, un argomento che giustamente preoccupa anche alcuni esponenti apicali dell’amministrazione comunale».
Prima che l’erogazione del contributo fosse interrotta, nel 2016 su 1062 nati le donne che ne hanno beneficiato sono state 59.