“Abbassare la quota altimetrica per i Comuni interessati dal provvedimento, esentare dal divieto di utilizzo di biomassa legnosa i caminetti e i focolari aperti ‘riservati’ occasionalmente a uso domestico-ricreativo, istituire un fondo regionale vincolato al rinnovo del parco stufe e caldaie non più a norma e concedere più tempo ai Comuni posticipando di 30 giorni la data di decorrenza del provvedimento”. E’ quanto propone il consigliere della Lega Nord, Andrea Liverani, al fine di attutire e ammorbidire “l’impatto sulla quotidianità dei cittadini della nuova regolamentazione per l’utilizzo dei sistemi di riscaldamento alimentati a biomassa legnosa”.
La giornata dedicata alla nuova regolamentazione voluta dalla Regione per contenere gli inquinanti nell’atmosfera era iniziata con una richiesta di proroga da parte della Lega Nord:
“L’adozione di misure emergenziali volte al miglioramento della qualità dell’aria e al contenimento dei valori giornalieri di PM10 non ha tenuto conto della morfologia in buona parte montana del nostro territorio, delle tradizioni delle nostre comunità e della casistica degli impianti. Pur nella consapevolezza che è nostro dovere adempiere agli obblighi comunitari e agire nell’interesse dei cittadini per migliorare la qualità dell’aria nel bacino padano, è altrettanto vero che il compito delle Istituzioni è quello di assumere provvedimenti di buon senso, che sappiano coniugare il contrasto ai fattori inquinanti con la ragionevole perseguibilità delle misure. Ci vuole un giusto equilibrio”sottolinea il consigliere leghista.
“E’ pacifico che vietare a un cittadino l’uso occasionale del proprio caminetto o focolare aperto per fini esclusivamente ricreativi non ha alcun senso pratico e non serve assolutamente a nulla” aggiunge Liverani. Per questo motivo il Carroccio propone delle “deroghe di utilizzo degli impianti a biomassa legnosa, tra cui quest’ultimo” e, nelle more del recepimento tout court della norma, “l’istituzione di un fondo regionale e l’adozione di incentivi per permettere alle famiglie di smantellare le vecchie stufe e sostituirle con impianti energicamente più efficienti. Questi piccoli accorgimenti e lo slittamento di almeno 30 gg della data di decorrenza del provvedimento regionale, permetterebbero di accogliere con formule meno impattanti gli obblighi derivanti dal PAIR e dalle strategie comuni delle Regioni appartenenti al bacino padano”conclude l’esponente del Carroccio.
A tal proposito il segretario nazionale della Lega Romagna, Jacopo Morrone, ha chiesto “un incontro con l’assessore regionale all’Ambiente, Paola Gazzolo, per poter discutere nel dettaglio le proposte leghiste e convergere su una posizione comune che tenga conto di tutte le criticità emerse in queste settimane”.
Alle richieste della Lega è però seguita la risposta del Partito Democratico:
“Basta strumentalizzazioni e caricature sulla questione camini e stufe. Come chiarito dall’assessore Gazzolo, il limite per stufe e camini vale solo per quelli di vecchia generazione e da tale limitazione sono esclusi tutti i comuni montani riconosciuti dalla specifica normativa regionale.
Nel provvedimento, a tutela della salute pubblica, non sono mai state contemplate le attività economiche a qualunque altitudine esse siano, cosi come gli usi domestici a fini alimentari.
Il Gruppo PD in Assemblea Regionale sarà impegnato in tutti i passaggi per chiarire ulteriormente questi punti.
Essendo poi consapevoli che la salute pubblica va tutelata ad ogni costo, proporremo un fondo per sostenere la rottamazione dei vecchi impianti. Sono stucchevoli e irricevibili le polemiche del Centro-Destra e dei 5 Stelle. Le forze politiche all’opposizione in Emilia-Romagna dovrebbero ricordare che queste norme sono in essere in tutto il bacino padano a partire dalle regioni da loro governate (vedi Lombardia e Veneto).
A polemiche sterili, rispondiamo con fatti”.