Sette arresti dei carabinieri di Ancona nell’inchiesta sulla strage della discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo (Ancona) in cui, tra il 7 e l’8 dicembre scorsi, morirono cinque giovani e una madre 39enne.
In carcere sei ragazzi tra i 19 e i 22 anni, tutti residenti nel Modenese, che erano alla Lanterna Azzurra quella sera, accusati di omicidio preterintenzionale e lesioni: farebbero parte di una banda dedita alle rapine in discoteca spruzzando spray al peperoncino. Arrestato anche un ricettatore solo per associazione. Uno dei componenti della banda è stato arrestato, con l’aiuto dei carabinieri della locale compagnia, nel Comune di Cervia-Milano Marittima, mentre si trovava in villeggiatura. Il 21enne ora è in carcere a Ravenna.
Banda di rapinatori seriali. I sei ragazzi arrestati sarebbero responsabili di molteplici furti e “agivano con stabilità”. I sei ragazzi, è stato chiarito nella conferenza stampa in Procura, erano in contatto con il ricettatore, arrestato con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al furto. Il ricettatore, è stato precisato, veniva contattato anche prima del furto.
Le indagini hanno preso spunto da una traccia di dna che gli esperti del Ris hanno ritrovato sull’innesco della bomboletta spray trovata sulla pista della discoteca. Una traccia che ha collegato la bomboletta ad uno degli arrestati. Da lì i carabinieri hanno lavorato giorno e notte per effettuare tutta una serie di controlli incrociati, scoprendo come proprio quella persona fosse già stata a Fabriano il 17 ottobre, quando c’erano stati furti in un locale notturno e sempre a Corinaldo il 31 ottobre. Gli inquirenti sono così arrivati agli altri componenti della banda, presente la notte della strage. Ad inchiodarli i segnali dei cellulari collegati alle celle del territorio senigalliese e il tracciato dei telepass dell’auto con cui si sono spostati quella notte da Modena fino a Corinaldo.
Quella sera la banda dello spray aveva messo a segno 6 colpi: un furto e 5 rapine. Il gruppo individuava la vittima, uno di loro gli andava vicino e gli spruzzava in faccia lo spray, rendendolo incapace di reagire; un secondo gli strappava la collanina o l’orologio che veniva poi consegnato ad un altro componente della banda, con il compito di tenere la refurtiva. Così, se qualcuno avesse controllato i ragazzi con la bomboletta, non li avrebbero trovati con il bottino. La banda modenese non si è mai fermata. Ha continuato ad effettuare colpi in mezza Italia, usando però il teaser al posto dello spray, arrivando a guadagnare circa 15mila euro al mese. Fino alla notte scorsa, quando sono scattate le manette.