Questa notte si conclude il periodo di ora legale: alle 3 del mattino, dopo sette mesi, dovremo portare indietro le lancette dell’orologio e posizionale sulle ore 2.
Avremo un’ora di sonno in più, ma perderemo sessanta minuti di luce naturale nel pomeriggio. Al dibattito, sempre vivo a livello europeo, sull’opportunità di questo passaggio orario, si aggiunge quest’anno anche il tema del risparmio energetico, di scottante attualità dato il costo delle bollette di luce e gas. L’ora legale tornerà domenica 26 marzo 2023.
Secondo Terna, la società italiana operatrice delle reti di trasmissione dell’energia elettrica, il risparmio di energia elettrica ottenuto nel 2022 grazie all’ora legale è stato pari a 420 milioni di kilowattora, mentre negli ultimi 15 anni è stato di 10 miliardi di kilowattora, per un totale di 1,8 miliardi di euro. Inoltre, secondo le stime di Sima e Consumerismo No profit, conservare l’ora legale anche nei prossimi mesi permetterebbe di risparmiare, ai costi attuali dell’energia, un ulteriore miliardo di euro tra riscaldamento e consumi elettrici, ed eviterebbe ogni anno di emettere 200.000 tonnellate di CO2 dalla produzione di energia.
Il dibattito sull’opportunità di mantenere il sistema attuale, che prevede sette mesi di ora legale e cinque di ora solare, è cominciato in Europa nel 2018, anno in cui il Parlamento europeo si è pronunciato, con l’84% dei voti, a favore dell’abolizione dell’ora legale; la decisione finale è stata però demandata ai singoli Stati membri. Al momento nessuno, compreso il nostro Paese, si è pronunciato in modo definitivo. Contrarie al mantenimento dell’ora legale per tutto il corso dell’anno sono le nazioni dell’Europa del Nord, le quali in virtù della loro posizione geografica vicina al Circolo Polare Artico godono per natura di estati dalle giornate lunghissime. Favorevoli invece a sfruttare un’ora di luce in più nei mesi estivi sono invece i Paesi dell’Europa meridionale, tra cui l’Italia.mentre la Francia sembra propensa a mantenere l’ora legale tutto l’anno, il nostro Paese vorrebbe mantenere la situazione attuale, con l’alternanza di ora estiva e ora invernale.
Il cambio dell’ora è stato introdotto in Italia nel 1916 come misura di guerra, rimasta in vigore per i quattro anni successivi. L’alternanza tra ora legale e solare è stata applicata in modo discontinuo fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale; ed è stata poi accantonata nel 1948. Nel 1965, però, il cambio di orario è stato reintrodotto ed è diventato legge. L’ora legale, applicata per la prima volta nel 1966, durava solo quattro mesi, dall’ultima domenica di maggio all’ultima domenica di settembre; la durata è stata poi estesa a sei mesi nel 1980, e ancora nel 1996 con un ulteriore prolungamento di un mese, in concerto con il resto dell’Europa: da quel momento tutti i Paesi dell’Unione Europea, più la Svizzera e i paesi dell’Est Europa, adottano lo stesso calendario per l’ora legale, estesa dall’ultima domenica di marzo all’ultima domenica di ottobre. Quest’anno, dunque porteremo indietro le lancette dell’orologio nella notte tra sabato 29 e domenica 30 ottobre mentre l‘ora legale tornerà tra il 25 e il 26 marzo 2023.
Una delle ragioni per le quali alcuni Paesi sono favorevoli all’abolizione dell’ora legale è legata agli effetti negativi che il cambio di orario ha sull’organismo. I ritmi circadiani, l’orologio interno che regola gli equilibri del fisico umano, risentono di questo cambiamento: la minore presenza di luce naturale, legata al brusco accorciarsi dei pomeriggi, ha un impatto negativo soprattutto sui soggetti più sensibili, tra cui bambini e anziani. Questo cambiamento può causare spossatezza, senso di affaticamento, mancanza di concentrazione, disturbi del sonno, irritabilità e malumore. Non si tratta di stati patologici, ma di disturbi di solito di lieve entità, destinati a dissolversi nel giro di pochi giorni.
Per adattarsi nel minor tempo possibile al nuovo orario è utile mantenere la scansione consueta della giornata: ad esempio, se siamo abituati a cenare alle 20 e andare a dormire alle 23, manteniamo questi stessi orari, senza più pensare “all’ora vecchia”: di solito bastano un paio di giorni per abituarsi al nuovo “fuso”.
Tra i consigli per abituarsi al meglio all’orario invernale, valgono sempre i consueti suggerimenti:
● Regolare gli orari dei pasti e del riposo, evitando di andare a dormire troppo presto ed evitando i sonnellini pomeridiani.
● Limitare per qualche giorno il consumo di bevande stimolanti, come caffè e tè, che possono disturbare il sonno.
● Evitare l’esercizio fisico e gli allenamenti intensi nell’ultima parte della giornata, specie dopo le 19.00, prediligendo se possibile gli orari mattutini.
● La sera scegliere alimenti leggeri per cena, che possano conciliare il sonno.
● Evitare nelle ore serali l’esposizione a dispositivi elettronici come smartphone, computer e televisione, che possono creare difficoltà nel prendere sonno.
● Preferire rimedi naturali, come la camomilla, la valeriana o la passiflora, ai farmaci.
● Esporsi il più possibile durante il giorno alla luce naturale, con passeggiate e attività all’aria aperta, finché il meteo lo permette.