“Il 4 marzo 2019, l’AUSL Romagna pubblicò, all’interno di un comunicato stampa con tanto di foto dell’inaugurazione, la seguente importante notizia: “Spazi più adeguati e una miglior accoglienza per i pazienti delle cure odontoiatriche seguiti, a Ravenna, dall’Ausl Romagna grazie alla riorganizzazione e trasferimento degli ambulatori odontoiatrici dalla sede del Cmp (via Fiume Montone Abbandonato) all’Ospedale Santa Maria delle Croci. Una scelta dunque collegata al potenziamento ed ampliamento dell’attività odontoiatrica in funzione della consistente e crescente esigenza di cura espressa dai cittadini… siamo attrezzati per svolgere anche chirurgia orale complessa”. Tagliando il nastro, il sindaco De Pascale espresse “apprezzamento per l’iniziativa, che denota l’alto livello di questo tipo di cure prestate a Ravenna”, auspicando che “esempi di questo tipo possano anche stimolare, a livello più alto, l’attivazione di politiche sempre più centrate sul dare risposte di salute a tutto tondo, anche ai cittadini più svantaggiati” afferma Gianfranco Spadoni, vice-presidente di Lista per Ravenna.
“Si spera, alla luce dei fatti, che questo auspicio non sia stato raccolto altrove. Da allora, infatti, si sono susseguiti in tale nuova odontoiatria ravennate disservizi a ripetizione, attese infinite, mancanze del materiale protesico, ecc. Chiusa l’attività nel marzo scorso a causa del Covid, a tutt’oggi non è stata riaperta, se non per urgenze (ad esempio, traumi da pronto soccorso), senza che nulla si sappia sui tempi di riapertura. Gli appuntamenti sospesi, anche da molto prima, non sono stati neppure presi in considerazione, nonostante ne sia stata annunciata la ripresa in tutta la Regione dal 29 giugno. Sconosciute le ragioni, che potrebbero essere di non poco conto” continua Spadoni.
“Hanno diritto di ricevere dalla sanità pubblica cure e protesi dentistiche tutti i cittadini con reddito ISEE inferiore a 22.500 euro o con malattie che compromettono l’integrità dei denti o che presentano condizioni in cui il danno ai denti può pregiudicare l’esito dell’intervento, o con disabilità che determinano problemi all’apparato dentario” afferma Spadoni.
“La prolungata negazione di questo diritto è un fatto grave. Se non giustificata e tempestivamente risolta, può configurarsi come interruzione di servizio pubblico, sanzionata dall’art. 340 del codice penale. Di qui la richiesta al sindaco di Ravenna, quale presidente della Conferenza territoriale socio-sanitaria, organo di indirizzo politico-amministrativo dell’AUSL Romagna, di conoscere perché il servizio pubblico di odontoiatria non è stato finora riaperto a Ravenna, dopo la chiusura imposta dall’emergenza pandemica, ed entro quali tempi s’intende porvi rimedio” conclude Gianfranco Spadoni.