Purtroppo la recente sciagura avvenuta sulla diga del fiume Ronco a San Bartolo, oltre al profondo dolore per i fatti accaduti che ha colpito l’intera città, mette in risalto ancora una volta un quadro disastroso delle vie di comunicazione del nostro territorio.
La Ravegnana ne è un esempio e l’interruzione momentanea sta creando disagi notevoli specie per gli abitanti dei piccoli paesi, con l’aggravante che non esistono, purtroppo, percorsi alternativi validi per il collegamento Ravenna – Forlì.
Allo stesso tempo non è assolutamente ipotizzabile pensare a una Ravegnana bis perché significherebbe non avere la percezione dei tempi e, soprattutto, delle risorse statali così insufficienti da creare ogni giorno un debito pubblico “stellare”cresciuto al ritmo di 68.700 euro al minuto e in continuo aumento. Sarebbe sufficiente ripristinare l’esistente con gli investimenti di consolidamento e di adeguamento indispensabili per non rinunciare allo storico asse diretto di collegamento fra Ravenna e i cugini forlivesi.
Ma la situazione infrastrutturale generale delle vie di comunicazione locali non sono messe meglio della Ravegnana. L’Adriatica, e in particolare il tratto diretto a Cervia escludendo il segmento della variante di Savio, mantiene tuttora le dimensioni originarie delle proprie carreggiate così particolarmente strette e insicure.
Per non parlare, poi della Reale che si snoda in mezzo a molti centri abitati, anch’essa strettissima e con una mole di traffico consistente. Se poi affrontiamo un’altra questione legata alla viabilità riferendoci all’ E45 e alla Romea, sorgono altrettanti problemi sempre legati alla notevole pericolosità e a un elemento costante in tutti i segmenti viari presi in esame. Vale a dire la pavimentazione stradale con asfalti ormai distrutti dagli enormi crateri in superficie, di tanto in tanto, sottoposti a manutenzione con ricoperture e riporti posticci di materiale bituminoso. In generale, insomma, si tratta di una situazione pericolosa da una parte, ma dall’altra, assolutamente inadeguata per l’enorme carico di traffico veicolare costretto a percorrere arterie ridotte malissimo e sottoposte a una pessima manutenzione, e in molti casi privi della banchina laterale.
Alla luce di questa situazione, l’alternativa potrebbe essere rappresentata dal sistema ferroviario. Peggio che andar di notte.
Anche sui collegamenti ferroviari vi sono note altrettanto dolenti perché il dramma di avere un solo binario non consente collegamenti rapidi con percorrenza in tempi certi con Faenza e Firenze, con Bologna, con Ferrara e Venezia o, ancora, con Rimini e il sud d’Italia.
In questa situazione, dunque, non è possibile non tirare in ballo le amministrazioni locali che si sono succedute le quali non hanno mai sollecitato in modo adeguato e incisivo gli organi preposti per migliorare la rete infrastrutturale del territorio, sia viaria, sia quella ferroviaria. I collegamenti, infatti, avrebbero dovuto rappresentare la vera priorità per lo sviluppo del turismo e del porto, e, non ultimo del settore culturale. In cinquant’anni non si registra alcun tipo di collegamento degno di nota.