La Regione intende istituire per ogni azienda usl regionale, vale a dire 15 aziende sanitarie, la nuova figura di ‘direttore assistenziale’. Un nuovo profilo non ben definito che non soddisfa i sindacati perché ritenuto, a ragione, non assolutamente indispensabile in questa fase gravata da spese enormi per il contrasto del Covid, ma più in generale non necessario per la conduzione delle singole aziende della sanità. Obiettivamente altre e sono in realtà le priorità su cui intervenire, a cominciare dal miglioramento delle prestazioni, la semplificazione delle procedure, la diminuzione delle liste di attesa, l’avviamento effettivo delle Case della salute ancora in fase embrionale se non addirittura tuttora zoppicanti, completamento dei vari organici, messa a punto dei pronto soccorso, ecc. Il rischio, inoltre, è quello che questa nuova figura potrebbe indebolire l’autonomia e i livelli dirigenziali in seno agli ospedali e all’azienda sanitaria (primari, dirigenti, direzione sanitarie), oltre a produrre una possibile duplicazione e sovrapposizione delle competenze già presenti nelle strutture. Il timore, dunque, si focalizza nell’ulteriore spesa per l’istituzione di una figura di tale livello apicale, ma, non di meno, nel rischio di depotenziare i vari soggetti manageriali oltre a creare possibili forti malumori tra le varie professioni sanitarie. Oltretutto nessuno sa con esattezza, se non a grandi linee assolutamente generiche, quali saranno i compiti di questo direttore assistenziale inventato dalla Regione, e l’unico dato certo è quello dell’istituzione di nuovi quindici alti dirigenti, che nel solco della migliore tradizione regionale, saranno nominati dal presidente della Regione non certamente attraverso un trasparente concorso pubblico e una chiara valutazione dei titoli, dei curricula e delle capacità, ma in buona parte sulla base dell’affidabilità politica. Si sta cercando, in altre parole, di rendere sempre più intricata e complessa la piramide che vede il direttore generale responsabile dell’azienda sanitaria che deve rispondere del suo operato alla regione spesso emarginando gli enti locali e i consessi elettivi (consigli comunali e provinciale), i quali, quando possono, riescono ad esprimersi attraverso la Conferenza sanitaria territoriale. Il rischio, quindi, è quello di aumentare gli organici con figure non indispensabili e costose come quella in oggetto, peraltro generica e indefinita, invece di sanare i non pochi mali della sanità come l’aumento di medici, infermieri, oss, oltre ad incidere su altri mali organizzativi cui facevo riferimento all’inizio.