Continua solo fino a domani la doppia fila delle persone prenotate e di quelle invece con accesso libero per l’inoculazione del vaccino presso la sede ESP adibita allo scopo. Situazione oggettivamente insostenibile per le sofferenze prodotte a cittadini in condizioni spesso di fragilità e cagionevolezza, ma anche per la mancata osservanza del protocollo anticontagio pubblicato del ministero della Salute che, prevedendo misure di contenimento dei contagi, specificamente durante le procedure d’accesso, stabilisce a chiare lettere l’obbligo di mantenere il distanziamento interpersonale di almeno due metri. L’ammasso di persone a ridosso una dell’altra, in buona parte non protette nemmeno dal gazebo, ci hanno fatto purtroppo ricordare alcune scene amare di persone in fila per ritirare i viveri razionati.
Giusto, anche se tardivo, l’orientamento di evitare, dal prossimo lunedì, il libero accesso, riservando la prestazione vaccinale unicamente ai prenotati. Tuttavia, anche alla luce dell’apprezzabile responsabilizzazione dei cittadini verso l’accesso alla vaccinazione, che pare emerga a livello regionale, non si comprendono le ragioni che ostano all’utilizzo pomeridiano anche dell’androne del CMP, già sperimentato in precedenza, per far fronte a questa nuova inopinata emergenza. Se da un lato è stato obbligato l’abbandono del Pala de André, non comprendiamo il mancato utilizzo di una sede di proprietà dell’AUSL che, soprattutto nel pomeriggio, è poco o niente utilizzata. Ma dobbiamo anche ricordare che, in esito al bando del febbraio 2001, con cui l’AUSL Romagna ricercò sedi alternative al Pala De André, decidendo infine per l’ESP, sia pure fuori gara, la direzione aziendale annunciò anche di voler installare un proprio autonomo centro vaccinale entro l’area dell’ospedale. Lista per Ravenna definì questa decisione la più idonea “perché a diretto contatto coi servizi ospedalieri e utilizzabile per ogni emergenza sanitaria di tale entità, compreso il perdurare di quella attuale”, a cui allora nessuno colposamente pensava. I fatti ci hanno dato purtroppo ragione, senza però che se ne sia più saputo niente. Scontiamo anche, come abbiamo denunciato, la mancata riapertura del centro vaccinale di San Pietro in Vincoli, connessa all’inesistenza di punti vaccinali presso altre sedi pubbliche territoriali a nord, come ad est e ad ovest, del capoluogo, che obbliga tutto il forese e il litorale a concentrarsi a Ravenna.
Va comunque dato almeno atto al personale e collaboratori dell’AUSL degli sforzi compiuti anche in questa fase, apprezzando inoltre positivamente il forte apporto delle farmacie sparse sul territorio per i vari servizi sanitari, non solo farmaceutici, erogati, tra cui le prenotazioni del vaccino.