“Purtroppo ancora si è fatto poco per favorire il lavoro dell’imprenditoria femminile e contrastare le discriminazioni di genere, e le statistiche confermano questa difficoltà ad incrementare la quota femminile. I dati di Ravenna pari al 21,1% inferiore alla media nazionale dimostrano a tutto tondo come le aziende in rosa trovino intralci di ogni genere a rafforzare la loro presenza nel tessuto economico locale. Così come non sono certo diversi (ma comunque in buona parte migliori) quelli delle altre province della regione con Forlì-Cesena-Rimini al 21.3%, Modena al 21,8%, Reggio Emilia 21,4, Parma 20,6%, Piacenza 21,7%, tutte con tendenze negative per consistenza anche se non mancano all’orizzonte segnali di lieve ripresa soprattutto per le attività giovanili e in particolare quelle straniere. Sull’argomento, Confesercenti ha messo in risalto, tra l’altro, come il calo delle aziende gestite da donne sia pari a meno 4.000 rispetto a prima del Covid, un fenomeno quello della pandemia che sicuramente ha inginocchiato buona parte dell’economia e non meno, appunto, anche quella femminile. Ancora troppe difficoltà a cominciare da un approccio diverso nei confronti della questione femminile rispetto a quella a traino maschile.
Molteplici le cause e le difficoltà: dal non sempre facile accesso al credito, alla frequente impossibilità di pianificare attività lavorative flessibili e più adeguate ai reali bisogni della donna, impedimenti e ostacoli che spesso non solo non consentono la tenuta del settore in questione ma lo mortificano seriamente. Non servono più parole e semplici commiserazioni ma azioni concrete cominciando dagli enti locali che dovrebbero compiere sforzi maggiori per favorire e promuovere l’imprenditoria femminile anche sul versante economico. Così pure lo stato, anche attraverso il PNRR che, come noto, prevede uno stanziamento di 400 milioni per finanziare entro il 2026 specificamente il consolidamento della presenza rosa nel mondo del lavoro e dell’impresa, deve rispettare gli impegni nelle modalità e nei tempi annunciati.
Dobbiamo, dunque, compiere un salto di qualità attraverso azioni tese a favorire il necessario sviluppo delle imprese rosa come fatto sociale e culturale.”