“L’uscita pubblica del ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, di anticipare la messa di Natale non è sbagliata come proposta che tiene conto della grave pandemia, ma il tono e il modo di affrontare l’argomento ha avuto tutto il sapore di ridicolizzare il giorno più importante dell’anno liturgico” afferma Gianfranco Spadoni, vicepresidente di Lista per Ravenna.
“Non si tratta certamente, quindi, di una questione legata all’orario, ma non si possono accettare toni sibillini e fuori luogo espressi da un ministro del Governo , né tanto meno si può paragonare l’evento della nascita di Gesù come un problema assimilabile all’apertura o alla chiusura di una sala giochi. L’Europa, poi, da una parte giustamente invita alla cautela e alla massima prudenza, dall’altra esorta a “ considerare di evitare cerimonie religiose con grossi assembramenti sostituendoli con iniziative on line, Tv o a mezzo radio.“ Ma quali grossi assembramenti se c’è un vistoso calo di presenze nella chiese organizzatissime sui principali obblighi che attengono la distanza, l’igienizzazione ed altre precauzioni a norma di legge” prosegue Spadoni.
“Ho l’impressione, piuttosto, che lo Stato Italiano e l’Europa continuino a mettere in pratica la filosofia riferita alla scellerata scelta del mancato riconoscimento delle radici cristiane nel testo della nuova Costituzione Europea, una vera occasione mancata a suo tempo di costruire sulla base del nostro patrimonio comune, un avvenire aperto a tutti” continua Spadoni.
“Sull’orario della messa del giorno di Natale, dunque, il problema dell’ orario non esiste così come ha rimarcato la Conferenza dei Vescovi , la Cei. Piuttosto traspare a tutto tondo una palese ingerenza dello Stato nella vita della Chiesa che, specie in tema di assembramento, tende a paragonare o a confondere i luoghi di culto con le discoteche. Su questi e su altri temi la Cei dovrebbe esprimersi con un maggiore vigore” conclude Gianfranco Spadoni.