“Per ripotare la questione sui nostri territori, sono costretto ad intervenire nuovamente sui rischi in sanità. Come ho già anticipato, non s’intende esprimere alcun giudizio sull’errore umano compiuto dal personale sanitario nelle proprie funzioni, sia esso dovuto alla diagnostiche errata o tardiva, chirurgica o al cosiddetto errore umano, ma si vuole, piuttosto, richiamare l’attenzione sugli elevati costi conseguenti. In poco più due anni i cosiddetti errori medici o gli eventi avversi risarciti ai pazienti per la sola Regione Emilia Romagna hanno avuto un costo di circa 33,5 milioni di euro. Giusto per citare un dato riferito al periodo 1 novembre 2022 – 30 aprile 2023 la Regione ha rimborsato all’Ausl della Romagna 4 milioni di euro, 1,6 milioni all’ospedale Sant’Orsola di Bologna, 500.00,00 euro all’Ausl di Reggio Emilia e quasi altrettanti a quella di Piacenza, seguita dall’Ausl di Modena con 300 mila euro. Sempre a titolo di esempio, in precedenza, in soli quattro mesi, ossia dal 1 luglio 2022 al 31 ottobre 2022 la stessa Regione ha effettuato rimborsi alle aziende sanitarie locali per indennizzi ai pazienti, per ben 5,8 milioni grosso modo così ripartiti: 3,6 milioni di euro all’Ausl della Romagna, 633 mila euro all’Ausl di Parma, 608 a quella di Bologna e oltre 375 mila euro all’Ausl di Reggio Emilia. Cifre davvero considerevoli se si considerano gli attuali chiari di luna in termini di finanziamenti alla sanità pubblica, oltre, naturalmente agli aspetti sociali, non certamente secondari, per chi ha subito un grave danno, spesso irreversibile.
È evidente come i sinistri in sanità e gli eventi avversi riguardino tutte le regioni e fra quelle di media entità in termini, appunto, di sinistri appaiono il Veneto, l’Emilia, la Lombardia, l’Umbria, la Liguria e molto peggio la Toscana. In buona sostanza le spese legali per sentenze sfavorevoli nel Servizio sanitario nazionale si attestano all’incirca sui 200 milioni all’anno, ossia quasi 500 mila euro al giorno. Cifre assolutamente non trascurabili che potrebbero essere impiegate in modo più appropriato nel normale circuito sanitario. Non va dimenticato, ad ogni modo, come il rischio clinico e la possibilità che un paziente subisca un danno involontario durante le procedure cliniche o per il mal funzionamento della strumentazione, per carichi di lavoro elevati del personale, fattori umani, infezioni contratte in ospedale, ecc. appartengano in buona misura alle azioni involontarie. L’obiettivo è sicuramente quello di migliorare la performance nel delicato compito sanitario, nella consapevolezza, purtroppo, che l’errore rappresenta una componente inevitabile della realtà umana…e anche il sistema può sbagliare (Kohn Iom, articoli accademici, 1999)”.