La chiusura della Casa del rasoio rappresenta l’ennesima doccia fredda per la città. Non si tratta del “meritato riposo del guerriero” che dopo oltre mezzo secolo ritiene di chiudere i battenti, ma di un iterato campanello d’allarme per l’intero centro storico.
Centro che da numerosi anni fa registrare un andare e vieni di attività aperte e dopo poco tempo chiuse, creando una sorta di turnover nocivo per la vita economica cittadina.
Nel caso specifico il gestore ha saputo resistere a lungo ma comprensibilmente, soprattutto in questi periodi caratterizzati dal calo dei consumi, dall’aumento vertiginoso dei prezzi e da una fiscalizzazione iniqua, è risultato molto difficile tenere in piedi un’attività, un negozio di nicchia, una bottega caratterizzata dalla specializzazione e dalla qualificata assistenza, per anni riferimento sicuro per molte famiglie.
Ma le cause della chiusura probabilmente vanno ricercate anche su altri fattori per nulla ininfluenti per le piccole imprese come questa: la chiusura di piazza Kennedy, ad esempio, so per certo che non ha giovato certamente sull’economia complessiva ed ha provocato un calo dei consumi notevoli e una sorta di isolamento del centro.
A latere, poi, esiste l’annosa questione dei parcheggi insufficienti, sempre pieni, e non certo a buon mercato cui si aggiunge un sistema di servizi offerti dagli autobus inadeguati.
In realtà emerge una scarsa considerazione del valore del centro urbano costellato da vetrine spente e scasa attrattività e si preferisce, invece, puntare sui grandi centri commerciali i quali saranno certamente in grado di offrire tutta la merceologia venduta nei negozi ubicati nelle zone centrali, ma dubito fortemente che saranno nelle condizioni di dare alla clientela il giusto consiglio e assicurare ogni tipo di garanzia sui prodotti.
Attenzione a tutti questi campanelli d’allarme poiché non fanno altro che prolungare una dura agonia del centro storico a discapito della città.