“La recente decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che conferma la propria posizione intransigente di non consentire più alcun tipo di proroga agli stabilimenti balneari, richiede un grosso impegno di lavoro e di confronto fra le imprese, la Regione e lo Stato al fine di definire proposte rispettose e aderenti ai grossi sforzi compiuti dalle imprese anche in termini dei investimenti e impegni finanziari.
Va ricordato che la Direttiva europea nota come Bolkestein approvata ed emanata nel 2006 e recepita in Italia nel 2010 , ha rappresentato da sempre il nervo scoperto su cui agire tant’è che i vari governi che si sono succeduti sono andati tutti nella direzione di adottare interventi tampone di rinvio.
La stessa proroga di un anno delle concessioni balneari dell’attuale governo di gennaio – febbraio ultimi scorsi avevano incontrato la condivisione molte associazioni del settore pur permanendo riserve sulla decisione del governo espresse del presidente della Repubblica in occasione della firma del documento “Milleproroghe”.
Oggettivamente non c’erano i tempi tecnici per individuare un percorso in grado di offrire garanzie ai gestori balneari. In altre parole si correva il rischio di approvare un provvedimento frettoloso e raffazzonato, anche alla luce del rispetto dei tempi strettissimi per l’approvazione della Legge Finanziaria, tempi che non avrebbero certo favorito la stesura di un testo in grado di salvaguardare i sacrosanti diritti degli imprenditori del settore.
È del tutto evidente come la delicata questione stia scivolando di governo in governo da anni senza una definizione perché si tratta di scelte difficili e delicate che devono obbligatoriamente essere da una parte conformi e rispettose delle direttive europee, dall’altra aderenti alle legittime aspettative dei gestori degli stabilimenti.
E alcune considerazioni odierne sul tema seppur con riflessioni in parte condivisibili da parte dell’assessore regionale al Turismo Andrea Corsini, non possono essere accettate specie quando si riferisce alle “persone che fanno parte di una delle grandi industrie, quella del turismo, appunto, non meritano di continuare ad essere prese in giro “.
Mi sembra di non aver mai visto governi atteggiati a sfottere questi operatori, semmai tutti gli esecutivi nazionali sono responsabili di avere procrastinato nel tempo una questione difficile da dipanare.
Non si può fare demagogia a tutti i costi, ma piuttosto rimbocchiamoci le maniche per salvaguardare il settore valorizzando alcuni elementi essenziali imprescindibili come, ad esempio, i costi sostenuti dalle aziende con i tanti investimenti fatti e il valore aggiunto della professionalità degli operatori cui si aggiungono altri fattori rilevanti a favore delle imprese. Si proceda, dunque, con tavoli di confronto tesi a individuare il percorso più idoneo per uscire da quest’impasse, certo non di poco conto.”