“L’atto con cui la Regione intende promuovere un nuovo modello di sanità partendo dalla rimodulazione del pronto soccorso e puntando su percorsi alternativi sul territorio, merita molta attenzione perché coraggioso ma che mostra sin d’ora alcuni limiti oggettivi” ad affermarlo è Gianfranco Spadoni di Lista per Ravenna. “Si tratta a mio parere di un progetto di prospettiva proprio perché non s’intravvede una soluzione a breve termine alla luce del fatto che i centri assistenza e urgenza ‘Cau’ esistenti o da istituire preferibilmente presso le Case di comunità, ex case della salute, sono un larga parte un progetto futuribile. Il concetto su cui fa leva questo provvedimento regionale ha giustamente come presupposto la sanità pubblica e universalistica, – cui, aggiungo, andrebbe tuttavia coinvolta la sanità privata attraverso una corretta integrazione, – senza perdere di vista l’obiettivo di snellire l’attività del Pronto soccorso mediante soluzioni alternative, appunto, decentrate sul territorio. I pazienti con esigenze di bassa complessità, ossia i codici banchi e quelli verdi dovrebbero trovare risposte ai loro problemi in tempi più veloci rispetto al Pronto occorso ospedaliero, già sovraccarico di ogni tipo di emergenza., in questi luoghi alternativi all’ospedale” ricorda Spadoni.
“Inoltre, per alleggerire il pronto soccorso il testo riserva un forte coinvolgimento dei medici di Medicina generale con ruolo di assistenza primaria, disponibili, in condizioni logistico organizzative possibili, ma tutte da verificare, all’attivazione di strutture territoriali di urgenza di primo intervento. Una rete di servizi collegati proprio per fornire risposte extra ospedaliere. Il progetto dell’assessore regionale Raffaele Donini è un percorso ambizioso seppur necessario che purtroppo, tuttavia, si scontra immediatamente con due questioni non marginali” fa notare il politico di lungo corso. “La prima attiene la non immediata attuazione programmatica e questo rappresenta un serio problema che non attenua l’annosa saturazione del pronto soccorso: pertanto la pesante questione legata, appunto, a questo servizio di emergenza urgenza, registrerà cambiamenti con tempi abbastanza lunghi. In secondo luogo i presidi sanitari organizzati nella realtà territoriale locale sono ancora pochi, deboli e non pronti ad un probabile carico di lavoro non indifferente. È’ verosimile, quindi, pensare ad un progetto costretto a vivere una lunga fase embrionale poiché i centri di assistenza e urgenza ‘Cau’ al momento sono stati sperimentati unicamente a Cervia, Ferrara e Comacchio, mentre è attivo dal 17 aprile scorso l’unico ospedale di comunità ‘OsCo’ presso l’ex casa di cura San Francesco a Ravenna. Anche sui medici di medicina generale ‘Fimmg’, inoltre, nutro non poche perplessità che riescano a svolgere funzioni aggiuntive rispetto a quelle già abbondantemente erogate nella normale attività ambulatoriale, oltretutto con ambulatori non sempre dotati di strumentazioni sufficienti per fornire risposte a emergenze seppure a bassa complessità.
E a questo punto, pur con tutte le buone intenzioni, saremmo costretti a ripartire nuovamente da zero, purtroppo, per tentare di risolvere l’annosa questione”.