“La carenza di personale è un fenomeno che sta coinvolgendo quasi tutti i settori, ma ci sono comparti a cui mancano figure specializzate indispensabili per lo svolgimento dell’attività: è il caso degli infermieri”. Alice Buonguerrieri, unica romagnola candidata alla Camera per Fratelli d’Italia, raccoglie il grido di allarme di Case di riposo e Rsa.
“Queste strutture private non trovano più infermieri: durante la pandemia il Sistema sanitario nazionale ha assorbito parte di questi professionisti, attirati da un contratto di lavoro con il pubblico impiego e condizioni economiche migliori, ma dalle università non escono un adeguamento numero di infermieri – evidenzia l’esponente di FdI – Se una struttura resta scoperta non riesce a fornire l’assistenza minima necessaria: è una responsabilità a carico di chi gestisce la struttura stessa. Se durante il Covid si sono cercato infermieri dall’estero, riconoscendo immediatamente i titoli di studio ottenuti all’estero, oggi non è più così: per regolarizzare il percorso serve quasi un anno, ma il comparto socio sanitario sta vivendo ancora un’emergenza, bisogna agevolare questo iter così come è fondamentale spingere sulla formazione di queste figure specializzate: il lavoro non manca di certo”.
L’ambito socio sanitario è lo specchio di cosa succede in tanti comparti: c’è richiesta di lavoratori, anche urgente e immediata, ma non ci sono sufficienti figure disponibili sul mercato. “Questo è vero per professionalità ad alta specializzazione, ma si verifica anche per mansioni più semplici, come in agricoltura – prosegue la candidata di Fratelli d’Italia – Abbiamo incontrato imprenditori agricoli costretti a lasciare parte delle loro produzioni in campo perché non avevano sufficiente manodopera per la raccolta. Il Reddito di cittadinanza ha sicuramente creato delle storture nel mercato del lavoro, con giovani e meno giovani che preferiscono restare a casa invece di lavorare, ma c’è anche un vuoto da colmare: quello delle competenze che la scuola non dà e il contatto tra domanda e offerta di lavoro. Restando in agricoltura, ad esempio, i migranti regolari potrebbero essere inseriti in progetti sperimentali che, dopo un’adeguata formazione, potrebbero sfociare in cooperative di lavoratori per le operazioni in campagna: dalle potature primaverili alla raccolta della frutta fino alla vendemmia. In Romagna c’è occupazione nel settore primario per almeno 7-8 mesi all’anno: i flussi vanno meglio organizzati – conclude Alice Buonguerrieri – e chi è già sul nostro territorio o ambisce di trasferirsi nel nostro Paese ha l’opportunità di lavorare regolarmente”.