Nei comuni dell’Unione della Romagna Faentina ha preso avvio in questi giorni la nuova esperienza del Servizio Civile Digitale, iniziativa promossa dal Ministero per lo Sport e i Giovani – Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, che ha approvato il programma ‘@lfieri digitali: la prima mossa la facciamo insieme’.
Il Servizio Civile Digitale è un’iniziativa, attuata attraverso la misura 1.7.1 del PNRR nel periodo 2022-2025, promossa dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale e il Dipartimento per la trasformazione digitale che mira a coinvolgere complessivamente circa 9.700 giovani operatori volontari per attività di “facilitazione digitale” nei confronti di circa un milione di cittadini.
Per quel che ci riguarda, il programma, promosso dall’Unione della Romagna Faentina, in particolare dal Servizio Informatica in collaborazione con il Servizio politiche giovanili e Servizio Civile, contempla due progetti ‘Sportelli digit@li’ ed ‘Educhiamo la comunità digit@le’ nei quali saranno impegnati sette volontari (@lfieri digitali), tra i 18 e i 28 anni; si tratta di: Maria Lucia Cordone, Cristina Ossani, Adriano Renzulli, Roberta Orlati, Emma Casanova, Matteo Mongardi e Nicolò Mingozzi.
Attraverso gli Sportelli digit@li, sette nel territorio, l’Unione vuol contribuire a diffondere il concetto di ‘cittadinanza digitale’, l’insieme cioè di diritti e doveri che, grazie al supporto di servizi e strumenti come l’identità digitale, il domicilio digitale, le firme digitali, i pagamenti elettronici, hanno l’obiettivo di semplificare il rapporto tra cittadini, le imprese e la pubblica amministrazione. I cittadini presso i sette sportelli digit@li troveranno i volontari del servizio civile, gli @lfieri digitali, che daranno loro una mano supportandoli all’accesso e all’utilizzo dei nuovi servizi digitali della Pubblica amministrazione come il Sistema pubblico di identità digitale (Spid) oppure l’App ‘Io’ o ancora per pagare avvisi di pagamento attraverso l’App ‘PagoPA’, attuando così un passaggio di competenze tecnologiche dai più giovani e tecnologici verso generazioni meno digitali.