“Sono molto amareggiato dal comportamento di alcuni esponenti del Pd della giunta lughese – rende noto Davide Solaroli, candidato sindaco a Lugo per la Buona politica: l’assessore Fabrizio Casamento irride qualche rappresentante della Buona politica per la pronuncia e in un post su Facebook scrive ‘pesi’, ‘scippi’ e ‘fasisti’ al posto di ‘pesci’, ‘scippi’ e ‘fascisti’. Sempre sui social, il sindaco Davide Ranalli parla di ‘differenza tra gli uomini e gli animali’ e scrive di ‘antifasisti’. A costoro, che mi accusano di essere rimasto ‘muto come un pese’ giovedì scorso in consiglio comunale, continuerò a non rispondere se i toni resteranno questi, considerato che questa vicenda della ‘sc’ è già più volte emersa in un’aula la cui dignità meriterebbe argomenti di ben altro tenore”.
“Prendo atto – prosegue Solaroli – del basso profilo istituzionale del sindaco e del suo assessore (un avvocato cassazionista: uno che dovrebbe avere una certa confidenza con il decoro, dunque) ma non mi lascerò trascinare in discussioni. Per me l’avversario politico non va denigrato con attacchi personali, chi manca di rispetto, manca di argomenti. Non fa parte del mio stile, preferisco il silenzio alla maleducazione. Mi limito sommessamente a fare notare che con le loro frasi e il loro comportamento il sindaco, l’assessore e chi sghignazza con loro non hanno solo sbeffeggiato gli esponenti della Buona politica ma anche i lughesi, e tutti i romagnoli. Quella ‘sc’ che salta come un pesce, appunto, non è un difetto di pronuncia, qualcosa da nascondere o da additare al pubblico ludibrio, ma è la nostra terra, le nostre radici. Rappresenta la nostra lingua, la nostra identità, il nostro patrimonio culturale più grande: il romagnolo”.
“Chi irride la lingua romagnola – chiarisce il candidato della Buona politica – offende la poesia di Raffaello Baldini e di Tonino Guerra, disprezza la cultura di Nevio Spadoni e l’arte di Ivano Marescotti e insulta tutti coloro che, dal Sillaro al Carpegna, non si vergognano, ci mancherebbe altro!, ad usare la lingua e le espressioni dei nostri padri. E, a maggior ragione, tutti quelli che si trovano nell’impossibilità di parlare diversamente: curioso che alcuni politici ci tengano a dirsi ‘figli di operai’ salvo poi prendere le distanze dalle espressioni più genuine della cultura popolare. Personalmente mi ricordano un po’ Guccini: ‘Son della razza mia, per quanto grande sia, il primo che ha studiato’. Ma solo un po’: come un Guccini scialbo, privo di ironia e di autocritica”.
“Mi auguro dunque – conclude Solaroli – che sindaco e assessore abbiano l’umiltà e il buon gusto di chiedere scusa. Alla Buona politica ma soprattutto ai lughesi e a tutti i romagnoli che hanno vilipeso e insolentito con il loro comportamento. E’ un atto doveroso che non potevo non evidenziare. Per il resto, su argomenti e liti simili, ribadisco, non interverrò più. Me ne resterò muto come un pesce. Anzi, come un pese”