“La polemica di Marcello Landi almeno un merito oggettivo ce l’ha: aver riportato la Zona Dantesca al centro dell’interesse della città” lo afferma Ivan Simonini.
“In questa ottica più complessa, stupisce che non faccia scandalo la chiusura dell’Emeroteca e il suo trasferimento in via Baccarini per far posto a un negozio di souvenir danteschi proprio di fronte al Mausoleo. I maligni sospettano che il vero obiettivo sia togliere ancora “peso politico” alla Biblioteca Oriani a favore della Classense. In realtà, dietro c’è una visione “anagrafica” di Dante: lo si pensa banalmente come un defunto tra i tanti e basta, senza dare alcun rilievo all’ipotesi contraria e cioè che Dante – a differenza di molti vivi – è davvero vivo vivissimo, non foss’altro perché è vivissima la sua opera. Di fatto, all’opposto, lo si considera morto e sepolto e, perciò, gli stanno confezionando un bazar di ricordini. La Zona del Silenzio si fa così luogo del silenzio su Dante”.
“Lo scandalo connesso sta nel fatto che, mentre i tavolini esterni del ristorante sono “emergenziali” e annunciati come provvisori (per quanto il provvisorio italico abbia spesso durata epocale), il bazar è annunciato in partenza come definitivo e a prospettiva perpetua. E cosa ci può invece mai essere di più Dantesco, perché attuale, di un’Emeroteca??”
“Con ciò – a ben riflettere – si rinuncia a promuovere, sulla risorsa Dante, il turismo cólto: manca cioè la precisa coscienza che per Ravenna la Divina Commedia è infinitamente più importante della Tomba di Dante, il suo Poema più delle sue ossa, che pur son sacre.
La Zona del Silenzio non è una zona cieca e senza voce: è una zona di rispetto. E nulla manca più di rispetto a Dante che il silenzio su di lui.
Stupisce che non faccia scandalo che (al di là del restyling del Sacello e del Museo Francescano che sono ordinaria amministrazione, per quanto di pregio) Ravenna non abbia mosso foglia perché la Zona Dantesca, per il mix formidabile di valori materiali e spirituali che racchiude, diventi il nono monumento UNESCO della città. Parlo di una Zona Dantesca ampliata. Ma non ampliata alla Piazza dei Caduti, come vorrebbe il per fortuna impraticabile progetto del Comune. Ma ampliata (lo proposi nel 2016 ai candidati-sindaco, a parole consenzienti) al Palazzo della Provincia, oggi in gran parte inutilizzato e che potrebbe divenire La Casa di Dante, al servizio universale delle seicento Società Dante Alighieri del mondo e come sede di una costituenda Associazione Internazionale delle Società Dantesche Nazionali ormai presenti e attive in tutti i paesi del Pianeta Terra.
Altrettanto stupiscono le mille lacune evidenti, solo apparentemente secondarie, dalla targa di via Guido da Polenta zeppa di errori storici ancora non corretti, all’Opera di Dante ridotta a un pallido simulacro di quello che era un tempo invece di essere rilanciata come perno delle iniziative dantesche post-2021, alla preziosa corona d’alloro in oro massiccio donata un secolo fa a Ravenna dalla città di Fiume e dimenticata e nascosta negli armadi della Classense invece di divenire – gratis, giacché l’abbiamo in casa – un prestigioso straordinario simbolo delle Celebrazioni per Ravenna, per l’Italia e per l’Europa.
Va da sé che, senza grandi idee per Dante, anche i tavoli all’aperto raccoglieranno le briciole”.