Pubblichiamo una riflessione giunta in redazione da parte di una lettrice in occasione del 1° Maggio.
“Vuole oggi essere questa, una mia riflessione per chi come mio padre ha avuto gravi problemi di salute non legati al virus ma in era Covid-19!
Mio padre si è sentito male il 22 marzo, e da li fino al 3 aprile noi non abbiamo più avuto modo di vederlo, in questo periodo è stato ricoverato all’ospedale di Ravenna trasferito e operato a Villa Maria, (Intervento andato bene dall’unica telefonata ricevuta), poi in rianimazione vuoi per la cattiva sorte e per i giorni difficili che la clinica passava ha avuto un po’ di problemi, e il risultato al 3 aprile quando è stato trasferito in reparto, un ictus post intervento, al che non autosufficiente, si sono trovati alle strette, perché il poveretto nessuno l’avrebbe potuto assistere h24; finalmente hanno pensato di chiamare la famiglia in aiuto quindi fatta un eccezione l’abbiamo assistito, nel frattempo ci siamo accorti di una lacerazione sacrale al 4° stadio, e avanti messo nell’insieme delle sfortune fino al giorno 17 aprile.
Poi di seguito avendo risolto se così si può dire il problema cardiaco ma non di certo tutto il resto, è stato trasferito in altro reparto, e insomma dal 17 aprile a oggi 1 maggio noi siamo tornati inesistenti e impotenti al suo percorso perché di nuovo non ci è più stato concesso di stargli vicino e sempre grazie alle disposizioni anti Covid; ma mio padre per fortuna ancora non risulta malato di virus ma grave comunque e bisognoso di tanto aiuto, anche nostro per essere stimolato nel parlare nel ricordare e nel muoversi e che stava ottenendo a mio avviso, ma che ha perso restando in solitudine per troppo tempo e per la poca riabilitazione , credo per il poco personale a disposizione e per i pochi giorni lavorativi, non posso concepire mi dispiace che persone come mio padre al sabato e alla domenica e nei giorni di festa, quindi proprio in week end lunghi come questo debba restare a letto perché nessuno può farlo muovere, in una struttura pubblica come l’ospedale civile non può esistere, i terapisti o chi per loro, dovrebbero fare i turni come altri operatori!
E ribadisco come ho già detto di persona ai medici per loro sarà un qualunque paziente, e si farà ovviamente ciò che è di prassi, per me è mio Babbo ha solo 73 anni e desidero che si faccia il meglio e che ritorni al presente autonomo! Di questo passo non credo possa esserlo e diciamo sempre grazie anche al Covid .
Noi vorremmo che ci fosse la sensibilità di riconoscere anche malati non di Covid e delle diverse necessità che hanno, mio padre ha bisogno anche di noi! E con i DPI necessari e le misure dovute anche solo un momento al giorno potrebbe funzionare, hanno fatto eccezioni precedenti, e a lui faceva bene. Io voglio poter aiutare mio babbo. Buon 1° maggio.”
Simona Tarlazzi