Il problema esiste, la situazione è critica in maniera differente sul territorio, ma non è drammatica. E’ chiaro che se tra fine febbraio e marzo non dovesse piovere, allora, il quadro si complicherà ulteriormente”.
A fare il punto sulla siccità e sullo stato del fiume Po è il segretario generale dell’Autorità distrettuale del Grande Fiume, Alessandro Bratti. “Ci sono situazioni di criticità, ma non omogenee su tutto il bacino – conferma, nel commentare l’allarme lanciato da Legambiente – Chi sta peggio è il Piemonte e una parte di Lombardia”. Va meglio nella parte più meridionale del bacino, “per esempio la diga di Ridracoli in Romagna ha invasato molto acqua”.
“La fotografia secondo gli ultimi dati – prosegue Bratti – è di forte criticità nella parte nord-ovest con assenza di precipitazioni e indice di severità medio-alto, diversa invece nella parte meridionale del bacino. Tutte le portate da tempo sono costantemente sotto le medie, ma un conto è essere sotto le medie, un conto sotto i minimi e dai dati attualmente non è così”. Si preannuncia una stagione molto complessa, qualora non arrivasse la pioggia nelle prossime settimane. “I fenomeni di magra del fiume Po ci sono sempre stati nel periodo gennaio-febbraio – spiega – Però, spesso accadeva perché nevicando l’acqua si fermava sulle Alpi. In primavera, lo scioglimento delle nevi poi faceva arrivare l’acqua, per far fronte alle richieste della stagione irrigua. Invece sulle Alpi è mancato il manto nevale e quest’anno il quadro è ancora più particolare, perché è a valle di un altro anno già complicato”.
La neve, invece, in Appennino c’è, ma “se si dovesse sciogliere tutta adesso con l’aumento delle temperature, allora il rischio è quello di arrivare a maggio con forte richiesta ma senza acqua a sufficienza”. In conclusione, “la situazione è complessa e speriamo non si ripeta così per anni consecutivi troppe volte, se no si entra in grandissima difficoltà”. (ANSA).