Hera gestirà per i prossimi 15 anni la gestione dei rifiuti urbani nel territorio di Ravenna e Cesena. Un appalto dal valore di oltre un miliardo di euro. Un bel gruzzolo che dividerà con le altre imprese con cui ha partecipato alla gara.
Fra queste il Consorzio Formula Ambiente (che per la cronaca vedeva fino al 2015 fra i propri soci fondatori Salvatore Buzzi, condannato nell’inchiesta “mafia capitale”). Consorzio che raggruppa quelle cooperative sociali che sino ad oggi si sono rifiutate di riconoscere ai propri dipendenti la giusta retribuzione.
La vicenda è nota. Diversamente da altri lavoratori che operano nello stesso appalto, ai lavoratori delle cooperative del consorzio Formula Ambiente è stato applicato il Contratto delle Cooperative Sociali anziché il Contratto dell’Igiene Ambientale (FISE o Utilitalia) con un perdita per i lavoratori di oltre 300€ al mese.
Un furto che con tutta probabilità continuerà anche nella prossima gestione dell’appalto, e ciò anche grazie alla complicità di CGIL, CISL e UIL.
Mentre nelle assemblee con i lavoratori, questi sindacati sbraitano il diritto dei lavoratori all’applicazione del contratto dell’igiene ambientale, dall’altra sottoscrivono accordi perché questo diritto possa essere ancora negato.
Lo hanno fatto nell’ultimo rinnovo del CCNL delle cooperative sociali, aggiungendo la parola “servizi” nel campo di applicazione, per permettere alle cooperative di poter sostenere che quel contratto si applica anche nel settore dei “servizi ambientali”.
Ancora più spudoratamente lo hanno fatto di recente, firmando il 24 maggio 2019 un nuovo protocollo con l’Agenzia Regionale per i servizi idrici e rifiuti (Atersir), nel quale si prevede esplicitamente la possibilità di applicare negli appalti dell’igiene ambientale di Bologna e provincia il Contratto delle Cooperative Sociali.
Alla complicità di CGIL, CISL e UIL si è poi aggiunto l’assist della Corte di Appello di Bologna che con argomentazioni poco convincenti ed una motivazione raffazzonata ha annullato una delle sentenza di primo grado che riconosceva ai lavoratori la giusta retribuzione prevista dal Contratto dell’Igiene Ambientale.
Con la decisione della Corte di Appello passa il principio che le cooperative sociali possono sottopagare i propri lavoratori per compensare i costi dell’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati, per i quali in realtà la legge prevede già un azzeramento della contribuzione (pari ad uno sconto del 30% sul costo del lavoro).
La verità è che dietro lo scopo (di per sé meritevole) dell’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate, che spesso neanche vengono impiegati nei servizi di raccolta dei rifiuti, si nasconde un efficace strumento per aumentare i profitti a danno dei lavoratori, ma anche dei cittadini.
Quel miliardo e 200 milioni di euro riconosciuti ad HERA e soci è calcolato sulle retribuzioni previste dal Contratto dell’Igiene Ambientale. Sottopagando i lavoratori, parte di quel gruzzolo, pagato dai cittadini, finirà ancora nelle tasche di consorzi e azionisti, anziché retribuire chi tutti i giorni concretamente ci garantisce quel servizio.
Ci risulta inoltre che nel bando prodotto da Atersir per Ravenna e Cesena sia scritto espressamente che il contratto da applicare per i dipendenti delle aziende e consorzi debba essere quello del Fise.
Per questo la battaglia di SGB non si ferma. Lotteremo affinchè tutti i lavoratori del nuovo appalto siano inquadrati con il giusto contratto e continueremo l’azione legale per il riconoscimento della giusta retribuzione dei lavoratori delle cooperative nel precedente appalto.
Basta ai profitti fatti sulla pelle dei lavoratori, con i soldi dei cittadini. A uguale lavoro deve corrispondere uguale salario!