Con la partecipata assemblea di oggi, parte la vertenza dei lavoratori della Cofari per rivendicare sicurezza sul lavoro e il giusto salario.
In una sua recente pubblicità Cofari si vantava di rendere “leggera la vita” dei suoi clienti, ma per i suoi lavoratori l’unica cosa “leggera” è la busta paga e sempre più “pensante” è invece il lavoro che gli viene richiesto, senza nessun riguardo alla loro sicurezza.
Malgrado i lavoratori si siano resi disponibili al lavoro anche durante l’emergenza covid, in cui non sempre i protocolli in caso di contagio sono puntualmente rispettati all’interno dello stabilimento di Marcegaglia, Cofari continua a non dare piena applicazione al contratto nazionale e a decurtare il loro stipendio, pretendendo invece un intensificazione del lavoro che, per chi movimenta tonnellate di acciaio, non può che significare riduzione della sicurezza sul lavoro.
Ai lavoratori è decurtato il 70% della tredicesima e della quattordicesima e tutti i mesi devono “regalare” 6 ore di lavoro alla cooperativa. A loro non sono riconosciute le maggiorazioni per il lavoro svolto di sabato e domenica, non sono pagati i primi tre giorni di malattia, e non è riconosciuta nessuna indennità per la gravosità dei loro turni.
Cofari ha tentato in tutti i modi di fare desistere i lavoratori a partecipare l’assemblea, non mettendo a disposizione spazi o locali in cui permettere ai nostri iscritti di collegarsi all’incontro in remoto.
Un tentativo maldestro, a cui i lavoratori hanno reagito uscendo in massa dalla fabbrica, improvvisando l’assemblea nel piazzale davanti alla Marcegaglia, con la presenza anche di chi non era in turno e del sindacato, per condividere tutti assieme il disagio di questa anomala assemblea.
Con la stessa determinazione e unità hanno deciso di dare avvio alla vertenza; chiedere un immediato incontro alla Cofari e, in assenza di risposte dalla cooperativa, dichiarandosi pronti a mettere in campo le iniziative di SCIOPERO